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Bella Italia contro l'Ucraina, ma la vittoria ancora non arriva

Leonardo Bonucci e Yevhen Konoplyanka

Quando i giocatori delle Nazionali di Italia e Ucraina si fermano al 43' del primo tempo dell’amichevole che si è disputata a Genova, la ferita provocata dal crollo del Ponte Morandi e quelle 43 vittime erano tutte dentro lo stadio, a prendere quegli applausi dei 12 mila corsi a vedere la partita e l’Italia di un indimenticato Roberto Mancini.

E’ la partita del cuore, ma non riesce a dare un sorriso al ct. La sua Italia, anche stasera che ha mostrato il suo volto più bello, continua a non vincere. Con Mancini un solo successo in sei gare, in linea con una striscia negativa che fissa addirittura a un anno fa l’ultimo successo in partite ufficiali.

A Genova contro l’Ucraina di Shevchenko agli azzurri non bastano 60' di protagonismo per interrompere un ciclo balbettante segnato alla fine da ingenerosi fischi. Eppure l’Italia gioca bene. Spinta dalla voglia di crescere che cerca Mancini e dalla volontà di onorare Genova ferita dal crollo di Ponte Morandi. Il tridente piccolo e tecnico con Insigne centravanti come lo ha reinventato Ancelotti e con Chiesa a sinistra e Bernardeschi a destra funziona e mette spesso in difficoltà la nerboruta retroguardia ucraina.

La supremazia degli azzurri è netta come dimostrano i cinque angoli collezionati nei primi 13' di gara. La voglia, il pressing, le incursioni dei centrocampisti (molto positivo l’esordio di Barella) stordiscono la squadra di Schevchenko che fatica a reggere l’urto italiano e a farsi vedere nella metà campo azzurra. Verratti è una calamita che arpiona palloni e rilancia il gioco con efficacia.

Lo fa così bene da mettere quasi in ombra la saggezza tattica e la geometria di Jorginho che comunque dispensa gioco come sempre. Durante la prima fase di gioco all’Italia manca solo il gol per colpa di un po' di leziosità e di mancanza di precisione, ma anche perché Pyatov è bravo in più di una occasione a opporsi alle conclusioni azzurre. In particolare a una girata di Bonucci, a una conclusione di Barella e a un gran tiro di Insigne. Ma a aver cercato i gol sono stati anche Bernardeschi e Chiesa: complessivamente sono stati, nel primo tempo, sette le conclusioni chiare che potevano aver maggior fortuna.

La squadra di Schevchenko, che soprattutto in avvio sbaglia molto, fatica a entrare in partita e non è aiutata da uno schieramento tattico (4-1-4-1) troppo destinato a contenere. La squadra di Schevchenko appare poco propensa a uscire dal proprio guscio ma nonostante questo, in un paio di occasioni, si rende se non proprio pericolosa quanto meno fastidiosa per la difesa azzurra chiamando Donnarumma a due interventi non semplici su conclusioni di Konoplyanka e Marlos.

La sensazione è che l’Italia possa passare da un momento all’altro e così è: al 10' st Bernardeschi con un tiro potente da fuori costringe all’errore Pyatov e regala un sorriso al Ferraris. Passano però appena 7' e l’Ucraina si vendica con un gol di Malinovskyi che conclude una delle rare azioni offensive: sugli sviluppi di un angolo, la difesa azzurra respinge corto, la palla arriva al centrocampista ucraino che in mezza rovesciata beffa un lentissimo Donnarumma.

Il pareggio rianima l’Ucraina e contemporaneamente frustra un po' le intenzioni della squadra di Mancini. Ora la partita è più in bilico e al 26' st Malinovskyi colpisce una traversa e sugli sviluppi della stessa azione Stepanenko impegna Donnarumma con un colpo di testa. Gli uomini di Schevchenko spingono adesso di più e all’Italia pare mancare la capacità intuitiva di Verratti sostituito da Bonaventura (25' st).

Poi Mancini decide di far rifiatare anche Barella e Insigne dando spazio a Pellegrini e Berardi anche in vista dell’impegno con la Polonia di domenica per la Nations League. Anche Schevchenko cambia molto ma pare essere più fortunato di Mancini perché sfiora il gol con Tsygankov dopo la mezz'ora. C'è tempo per l’esordio di Piccini, nono debuttante della Nazionale di Mancini, e per alcuni fischi ingenerosi.

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