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Al via la nuova stagione del tennis mondiale, parola a Nadal

Sarà ancora una volta il Mubadala World Tennis Championship di Abu Dhabi, tradizionale torneo esibizione, ad inaugurare la nuova stagione del tennis: l'11ma edizione è in programma dal 27 al 29 dicembre sui campi veloci dell’International Tennis Centre at Zayed Sports City della capitale degli Emirati Arabi Uniti e vedrà in campo anche i primi due giocatori del mondo: Nokav Djokovic e Rafa Nadal, quest’ultimo al rientro in campo dopo quasi quattro mesi.

Proprio il mancino di Manacor è la grande attrazione del torneo dopo una stagione contrassegnata da infortuni a raffica. Nadal quest’anno ha vinto come sempre tanto (5 tornei, tra cui l'ennesimo Roland Garros), ma giocato davvero poco (appena nove tornei) e proprio per questo il 32enne spagnolo, in un’intervista al programma Vamos di Movistar, non si dice soddisfatto dell’anno che sta per chiudersi.

«Non posso essere felice del 2018 perché ho attraversato momenti difficili - spiega il n.2 Atp, fermo dall’8 settembre - i risultati sono stati molto positivi quando ho potuto giocare, ma ho gareggiato meno di ogni altro anno nella mia carriera per problemi fisici. Sono stato sconfitto più dagli infortuni che dai miei rivali - ha aggiunto il 32enne spagnolo - non penso che sia questione legata ai chilometri percorsi in campo, perché anche quando ero più giovane ho subito infortuni, la natura mi ha dato tante virtù, ma anche qualche difetto e infortunio, soprattutto alle ginocchia e ai piedi».

«Ho terminato la stagione 2017 molto logorato e non ho potuto prepararmi bene, però quest’anno ho fatto una preparazione migliore, bisogna accettare le cose come vengono e cercare di superarle», ha aggiunto Nadal che sente «di essere in condizioni migliori rispetto all’anno scorso, quando a fine stagione riuscivo a malapena ad allenarmi. Però ci sono stati anche tanti momenti positivi, come la vittoria a Roland Garros».

Interrogato sulla possibilità di partecipare ai Giochi di Tokyo 2020, Rafa risponde di «non considerarlo un obiettivo prioritario. Ho avuto la fortuna di poter gareggiare a due Olimpiadi (ha vinto l’oro a Pechino 2008, ndr), anche se ho perso quelle di Londra. Mi piacerebbe arrivare a Tokyo 2020 certo, ma non è una priorità. Giocherò finché mi sarò felice di farlo e il mio corpo resisterà. Non ho paura che quel giorno arrivi ma spero comunque che non sia presto», le parole dello spagnolo che ha anche parlato della nuova Davis.

«Bisogna smetterla di chiamarla Davis di Piqué (il difensore del Barca è il regista della nuova formula, ndr) ma ITF Davis Cup. La vecchia formula - spiega - soffriva di qualche problema, soprattutto del fatto che i migliori giocatori faticavano a giocarla con continuità. E quando accade questo, bisogna cambiare. Ecco perché per me è una buona notizia che qualcuno al di fuori del mondo del tennis si sia interessato al nostro sport e abbia proposto una novità. I cambiamenti non sono mai facili da accettare, però bisogna dare tempo per provarci. E se non funziona, si può sempre tornare indietro».

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