Con le garanzie del governo nero su bianco, Milano-Cortina piazza il primo sorpasso su Stoccolma-Aare, nella corsa alle Olimpiadi invernali 2026. In sostanza, lo Stato si impegna ad assicurare «i servizi nelle proprie prerogative» (come sicurezza e dogane) e «quelle infrastrutture di interesse generale, utili indipendentemente dai Giochi», ha spiegato il sottosegretario allo Sport, Giancarlo Giorgetti, che ha consegnato il documento ai commissari del Cio prima dell’intervento del vicepremier Matteo Salvini, in posa davanti ai fotografi con giacca e bandiera della candidatura italiana. I costi per «il nuovo palasport di Milano o altri impianti fatti per i Giochi saranno sostenuti dal comitato organizzatore o dagli enti interessati», ha chiarito Giorgetti, forte dello «studio de La Sapienza che dimostra come le imposte generate dagli investimenti degli enti locali più che ripagano i costi indiretti per lo Stato». Un’analisi della Bocconi, citata dal sindaco di Milano, Giuseppe Sala, parla di «introiti per almeno 3 miliardi di euro, con un valore aggiunto di 1.2 miliardi, generato da un investimento di 868 milioni, con costi operativi di 952 milioni». Giorgetti ha ricevuto un «ringraziamento particolare» da Conte, «orgoglioso» per aver formalizzato «l'impegno del Governo a sostenere questo progetto che se, come auspico, sarà vincente, darà ulteriore slancio alle comunità locali». Dietro la svolta dell’esecutivo giallo-verde, inizialmente freddo, c'è stato un braccio di ferro politico, come fa intendere anche il botta e risposta fra Luigi Di Maio e Luca Zaia, poco prima della presentazione delle garanzie. «L'importante è non creare cattedrali nel deserto», la puntualizzazione del vicepremier in quota M5S, a cui ha replicato il leghista governatore del Veneto: «Non ne faremo, e non erano nemmeno ipotizzate dall’inizio del cammino». «Poi arriveranno anche gli svedesi, per ora abbiamo preso un pò di vantaggio», ha sorriso dal canto suo Giorgetti, sfidando il protocollo che sconsiglia di parlare degli avversari. In caso di successo finale, per il sottosegretario leghista l'organizzazione dei Giochi dovrebbe andare a «una piccola società per azioni in cui sono tutti protagonisti, che possa agire con la correttezza, la trasparenza pubblica e l’efficienza tipica di un privato». I protagonisti, dal Coni agli ai comuni di Milano e Cortina, fino alle Regioni Lombardia e Veneto, con i rispettivi amministratori hanno vissuto come un cambio di passo le garanzie, presentate nell’occasione ideale: il seminario di confronto con i commissari del Cio guidati dall’ex rugbista romeno Octavian Morariu che da lunedì hanno visitato i siti della candidatura italiana e hanno applaudito gli interventi dei rappresentanti del governo. Nonché quello del presidente del Coni, Giovanni Malagò, che ha sottolineato «l'unità senza precedenti in Italia», dimostrata dall’endorsement delle scorse settimane del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e dai sondaggi per cui «l'80% dei cittadini» è a favore dei Giochi. Ora restano 78 giorni per assicurarsi i 44 voti necessari nell’assemblea del Cio del 24 giugno.