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Giro d'Italia: Zakarin vince a Ceresole, Nibali e Roglic si controllano

Ilnur Zakarin

Le Alpi Graie accolgono il 102/o Giro d’Italia di ciclismo, con Sua maestà il Gran Paradiso che mostra di sè un aspetto luminoso e sfarzoso, offrendo una vera giornata primaverile ai corridori. La corsa rosa ricambia con una sfida senza esclusione di colpi, che colora ulteriormente la 13/a tappa, rendendola frenetica e avvincente, imprevedibile e appassionante.

Il primo a spuntare sul traguardo è un russo, Ilnur Zakarin, che al Giro si era già imposto a Imola nel 2015; lo sloveno Jan Polanc ha difeso con il coltello fra i denti la maglia rosa indossata ieri a valle.  Verdetti a parte, la frazione di oggi è stata densa di eventi, su ciascuna salita delle tre che portavano ai Gran premi della montagna.

Prove tecniche di rivoluzione in vista delle prossime sfide in alta quota, dove non c'è spazio per bluffare, ma è il terreno ideale per i rovesci destinati a sovvertire qualsiasi previsione. Zakarin, che non ambisce a vincere il Giro, ma si 'limità a essere sempre fra i migliori della generale, è entrato nella fuga odierna, ha approfittato del lavoro della Trek-Segafredo poi, sulla salita finale, ha allungato su Mikel Nieve - con la sua pedalata goffa, inelegante, ma efficace - andandosi a prendere un successo di alto profilo. Alle loro spalle è stata battaglia fra i big che, invece, alla maglia rosa di Verona ci puntano. Eccome.

Il primo ad attaccare è stato lo spagnolo Mikel Landa, che ha scalato altre posizioni nella classifica generale, recuperando più di 1'30" sia a Roglic che a Nibali. La performance del basco è stata semplicemente formidabile. Hanno guadagnato anche Richard Carapaz, Bauke Mollema e Rafal Majka, mentre Simon Yates ha pagato nuovamente, senza mai entrare nel vivo della corsa. Il vero sconfitto di giornata è l’inglese, tanto spavaldo alla vigilia quanto timido ed evanescente sulle prime, vere salite del Giro. L’Oscar della sfortuna va a Miguel Angel Lopez, che ha forato nel momento-chiave dell’ultima ascesa, cercando di recuperare con tutte le proprie forze. Il colombiano era quasi riuscito a riemergere su Nibali e Roglic ma, a pochi metri dalla grande rimonta, è stato fulminato dallo scatto dello sloveno, seguito immediatamente dallo "Squalo".

Nella corsa parallela dei big, il duello ravvicinato fra Roglic e Nibali, Nibali e Roglic, ha rappresentato il momento-clou della gara. Il siciliano ha provato l’allungo, lo sloveno ha risposto presente, a ruoli invertiti Nibali ha fatto lo stesso, giungendo al traguardo senza perdere un centimetro dal rivale. Roglic si è affidato ad Hamilton, Nibali ha fatto leva sul lavoro dei formidabili gregari arrivati dal sud, Pozzovivo e Caruso, che lo hanno portato portato su a buon ritmo. Barba lunga, lo sguardo dei tempi migliori, Nibali è apparso in grado di giocarsela e, frenando il proprio impeto, di saper aspettare. Perché le salite sono tante e Roglic potrebbe non saperle gestire con la dovuta esperienza, virtù che non manca invece al capitano della Bahrain-Merida.

La stretta di mano sul traguardo suggella una tregua armata fra Roglic e Nibali che, anche domani e domenica, per non parlare della prossima settimana, cercheranno di suonarsele di santa ragione, in salita e in discesa.  L’attacco di giornata ha avuto come protagonisti un bel drappello di corridori, prima che la corsa esplodesse. Bravo Polanc a conservare la rosa, ma anche Giulio Ciccone: l'abruzzese è tornato a guidare la classifica degli scalatori che lottano per la maglia azzurra

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