Martedì 30 Aprile 2024

Giro d'Italia, Nibali e Roglic si controllano: Carapaz si prende tappa e primato

Richard Carapaz

Roglic? Nibali? No, Richard Carapaz. Sul rettilineo finale lungo 100 metri, dov'è posto il traguardo della 14/a tappa, partita all'ora di pranzo da Saint-Vincent (Aosta), si presenta un uomo solo: viene dall'Ecuador e ha già vinto un paio di tappe al Giro d'Italia. L'anno scorso a Montevergine di Mercogliano (Avellino), quest'anno poco più su, a Frascati, a un tiro di schioppo dalla Capitale. La sua vittoria con fuga pesa una tonnellata, perché gli ha permesso anche di indossare la maglia rosa e di diventare il primo corridore del Paese a cavallo dell'Equatore a centrare un'impresa dai contorni storici. La serie di prime volte inanellate da Carapaz hanno un significato profondo e rischiano di tracciare un solco indelebile nel Giro 102. Il trionfo dell'atleta targato Movistar è stato spettacolare per come è maturato e in rapporto al valore della concorrenza, in una tappa che era destinata a ridisegnare la classifica generale. L'ecuadoriano, che adesso ha 7" di vantaggio su Primoz Roglic in classifica e 1'47" su Vincenzo Nibali (prima della tappa odierna si trovava a 13" dal siciliano e a 1'57" da Roglic), con un colpo di mano, ha fatto saltare il banco. Il suo scatto sulle rampe finali del 'San Carlo' è stato irresistibile per tutti: nessuno, né Landa, né Lopez, Nibali o Roglic, che lo affiancavano e precedevano, è riuscito a resistergli. Da quel momento, Carapaz lo hanno visto solo all'arrivo, perché la sua maglia azzurra è sparita fra la folla e, dopo una discesa a 'tomba aperta', l'ecuadoriano ha allungato ancora sulla salita più dolce che portava al traguardo. Dove Simon Yates ha trovato la forza (della disperazione) per allungare e risucchiare qualcosa a chi aveva concesso tantissimo nelle scorse tappe. Morale: il Giro, da difficile, diventa bello e spettacolare, con sfide all'ultima pedalata, sogni che si mischiano alle ambizioni e duelli di altissimo profilo (non solo altimetrico). Altro che corsa noiosa. Roglic è apparso in grande spolvero, per non parlare di Nibali, che oggi ha avuto dalla sua un Damiano Caruso semplicemente magnifico. La seconda tappa alpina della serie ha subito regalato suspence sulla salita di Verrayes, la prima delle cinque che erano valide come Gran premio della montagna, poi è esplosa sul 'San Carlo'. Nibali ha lanciato Caruso, come ieri aveva fatto con Pozzovivo, ha creato la selezione dei migliori e provato alcuni attacchi, ai quali Roglic - oggi più collaborativo di ieri, ma sempre scaltro nella sua personale gestione della corsa rosa - Landa, Majka e Lopez hanno sempre risposto con relativa facilità. Alla fine Carapaz ha messo tutti d'accordo e spiccato il volo con uno scatto che ha spianato l'ultima vera salita. Alle sue spalle, Roglic ha continuato con il proprio 'catenaccio' (ma ha ragione Nibali quando dice che, se vuole vincere il Giro, lo sloveno dovrà darsi una mossa), lo 'Squalo dello Stretto' non ha preso ulteriori iniziative e Landa si è limitato a sorvegliare. Majka è stato fermato dai crampi e allora è partito Yates che, dopo avere gareggiato in difesa, ha cercato di guadagnare un po' di terreno, riuscendovi. L'ultima stoccata di Nibali a Roglic sono i 4" di abbuono guadagnati grazie al terzo posto. È da questi dettagli che si vedono gli atleti più in forma. Da domani comincia un'altro Giro che, di certo, racconterà una storia diversa. Ammesso che sia possibile, magari pure più avvincente.

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