Dopo giorni e giorni trascorsi sotto la pioggia, a inseguire la maglia rosa e vissuti con l’intento di mettere secondi fra se e gli altri, Vincenzo Nibali mostra qualche crepa: nella salita che porta allo stadio del biathlon (l'anno prossimo ospiterà nientemeno che i Mondiali) di Anterselva, lo 'Squalo' perde secondi che sembrano lacerare le sue personali certezze e potrebbero rivelarsi fatali nell’economia di un grande Giro.
Finora, al cospetto dei rivali per il successo a Verona, gli era accaduto solo a cronometro (contro Roglic) e a Courmayeur (dove Carapaz si è vestito di rosa) di rimanere indietro. Poi, lo 'Squalo', fra attacchi in salita come in discesa, aveva solo rosicchiato secondi (anche un abbuono). Oggi, nell’arrivo sulla carta meno propizio per attacchi devastanti, o rivoluzioni radicali, ma forse ideale per i colpi di mano, lo 'Squalo' è rimasto in gabbia, prigioniero di gambe troppo pesanti, e ha pagato le scorribande del giorno prima sull'agghiacciante Mortirolo.
E, mentre il 25enne francesino di Grenoble, Nans Peters, volava a conquistare con distacco una tappa caratterizzata da una fuga innescata dopo 34 km dallo stesso vincitore, da Masnada, Antunes, De La Parte, Kangert, Neilands, De Gendt, Chaves e Conci, Vincenzo da Messina, anziché partire lancia in resta, perdeva contatto prima da Mikel Landa, poi dalla maglia rosa Richard Carapaz, portato su dall’amico colombiano (che, però, corre nell’Astana) Miguel Angel Lopez.
I conti si fanno presto dopo il traguardo e Nibali cede 7'' a Carapaz, 19'' a Landa (sembravano pure di più, ma adesso lo spagnolo è a 1'09"). Il messinese si accoda alla ruota di Domenico Pozzovivo, ma non è brillante come nei giorni scorsi. Per sua fortuna il traguardo non è lontano e le ambizioni sono salve. Almeno per il momento. Nibali stesso confessa, dopo l'arrivo che non era in giornata, ma il rischio di veder naufragare tutto il lavoro svolto assieme alla squadra fino a questo momento è stato notevole.
La vittoria di Peters matura al km 163 dei 181 in totale. L'allungo del francese è irresistibile e i compagni di fuga lo
incroceranno solo all’arrivo, con Chaves - che nel 2016 contese a lungo il Giro d’Italia proprio a Nibali - pronto a prendersi il secondo posto, ma anche una mezza soddisfazione dopo un lungo periodo di inspiegabile anonimato. Ma è sull'altra corsa che gli occhi sono puntati, e su Carapaz, che festeggia i 26 anni solo «un pochino», come dichiara a fine corsa, perché la corsa rosa si prepara a entrare nel vivo.
L’ecuadoriano ha guadagnato sia su Nibali che su Roglic, che lo seguono in classifica generale ora rispettivamente a 1'54" (contro l’1'47'' di stamattina) e a 2'16'' (prima della partenza di oggi lo sloveno era a 2'09"). Il cammino per l’Arena di Verona è ancora lungo e denso di insidie, ma la tappa di domani - quasi tutta in discesa - non dovrebbe riservare sorprese. La strada ricomincerà a salire venerdì verso San Martino di Castrozza, poi ancora sabato con il Croce d’Aune, prima della crono di domenica a Verona. A quel punto si conoscerà il nome per la rosa.
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