Alla presentazione delle squadre è stato acclamato dalla folla di Bruxelles, la capitale belga da dove domani scatterà la 106/a edizione del Tour de France di ciclismo con una cronosquadre. Non è un caso, visto che Vincenzo Nibali ha indossato per 19 volte la maglia gialla: fra i 175 corridori al via nel 2019 è quello che l’ha portata in gara più volte di tutti.
Non è uno qualunque, lo Squalo dello Stretto, che l’anno scorso, sull'Alpe d’Huez, finì a terra a causa di un tifoso e fu costretto ad abbandonare. Quest’anno Enzino, che all’ultimo Giro d’Italia è stato battuto solo dall’ecuadoriano Richard Carapaz, si ripresenta alla Grande Boucle senza particolari ambizioni e con il piglio di chi, sulla soglia dei 35 anni, può permettersi anche di puntare a una prestigiosa vittoria di tappa. Oppure di coltivare le ambizioni più recondite. «Solo in corsa potrò capire come sto e se ho smaltito le fatiche del Giro d’Italia: è importante la prima salita per valutare e capire», le parole di Nibali, in conferenza stampa.
Il percorso del Tour 2019 di salite ne propone tante, com'è nella tradizione della corsa francese: sono 5 gli arrivi in quota, 7 le montagne sopra i 2 mila metri d’altezza da scalare (il tetto della corsa è l’Iseran, a 2.770 metri). Nelle precedenti 105 edizioni, il Tour non aveva mai riservato 3 arrivi al di sopra dei 2 mila metri: quest’anno ci saranno il Tourmalet (2.115 metri, nella 14/a tappa); il Tignes (2.113, 19/a); il Val Thorens (2.365, 20/a).
Alla 6/a tappa il primo arrivo in quota. «A La Plance de Belle filles - dice Nibali - si capiranno tante cose, perché la prima salita è indicativa, ti dice dove puoi arrivare. Conosco bene quel percorso, anche se quest’anno affronteremo un chilometro in più che è molto duro. Nella stessa frazione ci saranno altre salite: sarà davvero una giornata impegnativa. Se ho recuperato dalle fatiche del Giro lo scopriremo assieme, io penso di vivere alla giornata. Per disputare una buona corsa serve il lavoro di gruppo, dobbiamo rimanere uniti».
Un altro corridore che vuole vivere alla giornata è Fabio Aru, al rientro in una grande corsa a tappe dopo l’operazione alla gamba. Il sardo della UAE Emirates non si pone traguardi, pensa solo a testare la propria condizione e a capire se è tornato quello di prima. Il terreno non gli mancherà certo. Orfano de Le Roi Chris Froome, quadrivincitore del Tour, il favorito è sempre in casa Ineos, la squadra che ha ereditato tutto il pacchetto da Sky: Egan Bernal innanzi tutto, ma anche il campione uscente Geraint Thomas. Il gallese finora ha avuto una stagione travagliata, ma in Francia può ritrovarsi. Sempre ammesso che il compagno di squadra colombiano gli faccia spazio.
La Movistar punterà sul trio Quintana-Landa-Valverde, con il campione del mondo che, a 39 anni, garantisce una massiccia dose di esperienza. Basterà? Il resto lo diranno Porte, Fuglsang, Adam Yates, i francesi (che non vincono dal 1985 con Hinault) Bardet e Pinot.
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