«Il doping è stato un errore, ma non cambierei nulla nella mia carriera: sono orgoglioso di quello che io e le squadre nelle quali ho militato abbiamo fatto per vincere il Tour de France, dal punto di vista della preparazione, dell’alimentazione, dei materiali, della tattica. E se tutti avessimo fossimo stati puliti, avremmo vinto lo stesso tanti Tour de France».
Così Lance Armstrong, che oggi ha 47 anni, in un’intervista a NBC Sports. Il texano si è visto cancellare, in un colpo solo, ben sette vittorie nella Grande bloucle, dopo le indagini dell’Agenzia antidoping statunitense. «In quegl'anni abbiamo lavorato più duramente di altri - le parole dell’ex corridore - abbiamo scelto le migliori tattiche, costruito la migliore delle squadre possibili, scelto il miglior manager, le migliori attrezzature, la migliore tecnologia: questa è storia e non può essere cancellata».
«Io ho deciso di fare quello che ho fatto - aggiunge -. Sapevo a cosa andavo incontro, gareggiando in Europa, sapevo che non sarebbero bastati i pugni, ma sarebbero serviti i coltelli. Poi, sono apparse le pistole: a quel punto sono andato in un negozio di armi. Abbiamo fatto quello che dovevamo fare per vincere: non era legale, non era la decisione migliore, ma non cambierei nulla».
Armstrong ha ricordato anche il doping: «Era il 1991, forse in Italia, volevo vincere una corsa a tappe in Italia, non so nemmeno se erano prodotti vietati, certamente non erano rilevabili: se non ricordo male era cortisone. La prima volta in cui assunsi volontariamente una sostanza vietata fu nel 1993». Nello stesso anno, lo statunitense vinse il Mondiale su strada, a Oslo.
Persone:
Caricamento commenti
Commenta la notizia