Da Fabio Aru a Giulio Ciccone. Dal 'Tamburino sardo' al 'Re del Mortirolo', che arriva da Chieti e da mesi scala senza (quasi) mai fermarsi, forse solo per guardare tutti dall’alto. Oggi, però, a La Plance des Belles filles, dove un paio di anni addietro appunto Aru aveva staccato perfino sua maestà Chris Froome, vincendo a braccia alzate, Ciccone non ha scalato senza un perché, andando magari a caccia di qualche soddisfazione parziale, di una vittoria di tappa oppure di una manciata di punti per la classifica della maglia a pois (quella dei Gpm). Oggi Ciccone si è preso addirittura lo scettro del comando, vestendo la maglia gialla. Altro che successo parziale. Il 'Cicco' è arrivato sul traguardo quasi in lacrime, deluso per avere perso l’opportunità di aggiudicarsi una tappa clamorosa, allungata di un chilometro al 24% di pendenza e sullo sterrato. Non un arrivo qualsiasi. E, mentre cercava consolazione negli occhi di qualche meccanico, gli è arrivata la lieta novella: sei in maglia gialla, gli hanno detto, perché Julian Alaphilippe - leader del 106/o Tour de France fino a prima della partenza di questa terrificante sesta tappa - è arrivato con un ritardo di 1'35" dall’abruzzese e dunque ha dovuto cedere per 6" - anche in virtù degli abbuoni disseminati lungo il percorso - la leadership. A quel punto, il volto di Ciccone si è aperto in un sorriso che nemmeno la fatica ha potuto travisare. La tappa di oggi, con ogni probabilità, non ha detto chi vincerà il Tour 2019, ma ha dato indicazioni molto probanti su chi non potrà sperare nemmeno lontanamente di aggiudicarselo. In tal senso, Vincenzo Nibali e Fabio Aru - che, però, va detto che non erano partiti con chissà quali ambizioni - sono fortemente indiziati. La frazione, che ha portato sull'altare della grandeur francaise Ciccone, ha premiato Dylan Teuns, della Bahrain-Merida, la squadra di Nibali. Il belga è stato più forte della fatica e dei crampi, inerpicandosi sull'ultimo, micidiale chilometro in sterrato fino a staccare Ciccone (primo sul Col des Chevréres) che ha di che consolarsi. Eccome. Tappa al belga, maglia gialla all’abruzzese. La salita ha mietuto vittime eccellenti, confermando anche alcune gerarchie: come nel caso della Ineos, dove il campione uscente Geraint Thomas ha ribadito di essere quantomeno il più reattivo. Il gallese è arrivato davanti al compagno Egan Bernal e adesso in classifica generale è quinto a 49" da Ciccone, con il colombiano sesto a 53". Male Nairo Quintana, 16/o a 1'41", idem Mikel Landa, protagonista di un tentativo nel finale, ma poi risucchiato fino al 17/o posto, a 1'43". Nibali è 20/o a 1'56", Aru 29/o a 3'25". Se si pensa che il sardo fino a qualche settimana addietro era ancora in ospedale, il suo distacco è onorevolissimo. Alle spalle del duo della Ineos, c'è l’ottimo Thibaut Pinot, settimo a 582, mentre Steven Kruijswijk è ottavo a 1'04". Rigoberto Uran è 10/o a 1'15". E da domani comincia un altro Tour de France: chissà a cosa potrà portare e quali altri colpi di scena nasconde.