Le mani sul Tour de France 106. Sono quelle di Egan Bernal, capitano in pectore della Ineos e da stasera nuova maglia gialla della corsa a tappe più ambita, che oggi ha vissuto una giornata diversa da tutte le altre. Dai contorni altamente grotteschi e con un finale inimmaginabile. I rovesci nella classifica generale, dove fino alla vigilia della 19/a frazione comandava l’enfant du pays Julian Alaphilippe, quelli ci sono stati. Ma soprattutto l’epilogo-thrilling, come nemmeno un maestro del calibro di George Simenon avrebbe potuto immaginare. Un epilogo senza vincitore, ma con una maglia gialla tutta nuova e di soli 22 anni. Il secondo arrivo sulle Alpi, di certo, non può essere considerato avaro di sorprese. Anzi, tutt'altro. Gli organizzatori, infatti, sono stati costretti da madre natura a fermare i corridori dopo che una violentissima grandinata - con chicchi grandi come noci - aveva investito il comprensorio della Val d’Isére, a circa 37 chilometri dall’arrivo a Tignes, a quota 2.110 metri. I corridori, mentre si diffondeva la notizia del blocco della corsa, si erano catapultati da alcuni chilometri dalla vetta del Col de l’Iseran - la più alta del Tour, con i suoi 2.770 metri - e si avvicinavano proprio verso la zona della Val d’Isére, sommersa dalla neve, ma non solo: invasa da cumuli di fango che, franando, venivano giù come lava da un vulcano. Dopo le prime incertezze, i corridori rallentavano fino a fermarsi, ma la rivoluzione sulla vetta della generale si era ormai compiuta, con Bernal che, con un attacco partito a 5 chilometri dalla vetta dell’Iseran, scalato dal versante più duro, metteva secondi a ogni metro percorso fra se e Alaphilippe. Il francese non sprofondava, soffriva quello si, ma perdeva il primato. I tempi registrati erano quelli in vetta al gigante alpino, sulla cui cima il colombiano transitava con 57" sul proprio capitano Geraint Thomas e 2'07'' su Alaphilippe. In un colpo solo, in altre parole, il 22enne talento della Ineos si sbarazzava del campione uscente e dell’eterna maglia gialla che, man mano che passavamo le tappe, cominciava a pregustare un clamoroso trionfo a Parigi. Non è stata solo la giornata di Bernal, cui comunque non è stata assegnata la vittoria di tappa, lo è stata anche di Vincenzo Nibali, che ha avvicinato l’amico e compagno Damiano alla maglia a pois di Bardet. Soprattutto è stata una nuova Waterloo - sportivamente parlando - per i francesi che, in un colpo solo, hanno perso la vetta della classifica, occupata da Alaphilippe, e l’uomo che poteva riportare i transalpini in cima alla corsa, ossia Thibaut Pinot. Quest’ultimo, dopo una trentina di chilometri, ha alzato bandiera bianca, risalendo sull'ammiraglia. Era partito con una lacerazione muscolare alla coscia destra, ha provato a tenere duro, ma è stato costretto ad arrendersi fra le lacrime e salutare ogni sogno di gloria. Nato il 13 gennaio, lo stesso giorno di Marco Pantani, ma del 1997, Bernal ha cominciato a pedalare a grandi livelli sull' Etna, dopo essersi trasferito in Italia dalla Colombia. Ha il Tour fra le mani, domani può consolidare il proprio primato, con un altro arrivo in salita (a Val Thorens, quota 2.358 metri), prima della passerella sui Campi Elisi di domenica.