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Lukaku, dopo gli insulti l'appello sui social: "Uniamoci contro il razzismo"

Cinque mesi dopo il caso-Kean, la curva Nord del Cagliari torna a far parlare (male) di sé e sempre per episodi a sfondo razzista che alla Sardinia Arena cominciano a diventare una becera prassi.

Se il 3 aprile era toccato all’ex bianconero finire oggetto dei vergognosi buu degli ultrà isolani, ieri sera è toccato al neointerista Romelu Lukaku prendersi i fischi e gli insulti. Il centravanti belga ha prima risposto sul campo all’ennesimo episodio di inciviltà, segnando il rigore che ha poi dato la vittoria agli ospiti, e poi oggi via social, per contrattaccare a tanta meschinità.

«Molti giocatori nell’ultimo mese sono stati vittime di abusi razzisti. A me è successo ieri - ricorda l’ex United, arrivato all’Inter da poche settimane - Il calcio è uno gioco che deve far felici tutti e non possiamo accettare nessuna forma di discriminazione che lo possa far vergognare. Spero che tutte le Federazioni del mondo reagiscano duramente contro tutti i casi di discriminazione!!!», scrive Lukaku su Instagram, aggiungendo che «sulle piattaforme social ogni giorno si vede almeno un commento razzista sotto post di persone di colore.

Lo abbiamo detto per anni e ancora non abbiamo fatto niente. Signore e signori è il 2019, invece di andare nel futuro stiamo tornando indietro e credo che noi giocatori dovremmo unirci e fare una dichiarazione su questo argomento per rendere questo sport pulito e piacevole per tutti», conclude Lukaku che ha ricevuto anche la «piena solidarietà» del Cagliari.

In una nota, infatti, il club isolano «prende con forza le distanze dagli sparuti, ma non meno deprecabili episodi verificatisi alla Sardegna Arena» e ribadendo «l'intenzione di individuare, isolare ed estromettere dalla propria casa gli ignoranti, anche fosse uno soltanto, che si rendono protagonisti di gesti e comportamenti deprecabili. Il club - continua - non accetta che si possa minimizzare quanto accaduto, ribadisce gli alti contenuti morali della sua gente, quella che alberga in tutti i settori dello stadio, ma respinge fermamente ogni accusa infamante e sciocchi stereotipi che non possono assolutamente essere indirizzati verso i tifosi del Cagliari e il popolo sardo».

E mentre sono attese per domani le decisioni del giudice sportivo (molto dipenderà dal referto degli ispettori federali: l'art.11 del codice di giustizia sportiva rende le società responsabili per cori che «per dimensione e percezione reale del fenomeno, siano espressione di discriminazione"), sulla vicenda è intervenuto anche il presidente federale, Gabriele Gravina, che ha definito quanto accaduto «un fatto grave. «L'immagine offerta del calcio italiano non rispecchia i valori del nostro mondo, conclude Gravina che invita a «rendere ancora più stringenti e di rapida applicazione le sanzioni previste per contrastare questa ingiustificabile deriva».

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