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Schumacher sotto falso nome a Parigi, sottoposto a una cura con le staminali

Tra le mura dell’ospedale Georges Pompidou di Parigi, rese inviolabili da un fitto cordone di sicurezza, Michael Schumacher è stato sottoposto oggi ad una terapia sperimentale con cellule staminali. È un nuovo passo nella strategia di cura studiata per l’ex campione di Formula 1 vittima ormai quasi sei anni fa di un incidente sugli sci dalle conseguenze devastanti.

«Michael continua a lottare», ha detto qualche tempo fa il n.1 della Fia, Jean Todt, uno dei pochissimi amici intimi ammessi nella magione svizzera degli Schumacher e, nel fitto alone di segretezza che circonda le condizioni del paziente tra i più protetti del mondo, la trasferta sotto falso nome nella capitale francese ne è una conferma.

La terapia «top secret», a quanto è filtrato, sarebbe stata eseguita secondo i programmi, con l’infusione di un composto di cellule staminali preparato dal professor Philippe Menasché, il numero 1 della terapia cellulare applicata all’insufficienza cardiaca ma anche un luminare dell’Istituto del cervello e del midollo spinale. Menaschè ha brevettato il sistema di infusione per via endovenosa di un composto di sostanze preparate in laboratorio sulla base di cellule staminali che può produrre un effetto anti-infiammatorio generale.

Schumacher, giunto ieri a Parigi in ambulanza in gran segreto, già nelle prossime ore potrebbe essere riportato a casa in Svizzera, in attesa di valutare gli effetti della terapia. Sui quali, peraltro, pesano non poche incognite. Secondo il direttore scientifico dell’IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza, Angelo Vescovi, è giusto provare una terapia sperimentale se non ci sono alternative ma sempre seguendo i principi dell’etica e della sicurezza del paziente.

Tecnicamente, aggiunge l’esperto, non è difficile 'portare' le staminali nel cervello. «È possibile che si cerchi di infondere qualche tipo di cellula nei ventricoli cerebrali, tecnicamente ormai è un intervento quasi di routine, che anche noi utilizziamo nei test sui pazienti con sclerosi multipla - spiega -. Lì le cellule riducono l’infiammazione, e rilasciano sostanze nutritive che teoricamente potrebbero dare dei benefici anche per una persona in coma».

Comunque, aggiunge Vescovi, «possiamo solo fare ipotesi su cosa stiano facendo a Parigi, non esistono dati pubblicati, anche se non possiamo escludere che i ricercatori che seguono il pilota abbiano qualche risultato preliminare, magari sugli animali».

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