Il «bicchiere mezzo pieno» dopo la risicata vittoria con il Brescia non basta, Marco Giampaolo è fiducioso e vuole «riempirlo» tutto grazie a «tempo», «lavoro» ed «entusiasmo». La «maledizione» di Verona per il Milan - qui ha perso due scudetti - non lo preoccupa, ma l’Hellas di Juric ('lo stimo') resta una squadra «da prendere con le molle», «da rispettare» e con «una chiara fisionomia».
L’ottimismo di Giampaolo è totale e lo zuccherino va a Piatek, alla affannosa ricerca del primo gol stagionale: «Mi è piaciuto molto in questi giorni ma non sia ossessionato dal gol. È un centravanti completo, deve solo pensare a giocar bene e uscire dalla proiezione in funzione della porta». Il tecnico è complessivamente molto soddisfatto per «l'atteggiamento», la «dedizione» e «il senso di responsabilità» del gruppo, difeso a spada tratta.
«I tifosi si chiedono perché gioca ancora Castillejo? Possono avere la loro opinione ma io mi offendo, è un ragazzo serio e mi piace anche come giocatore». Ma lo spagnolo dovrebbe partire dalla panchina perché Giampaolo nella rifinitura mischia un pò le carte: Bennacer lascia il posto a Biglia in regia, Paquetà verrà schierato nel tridente con Suso e Piatek, Rebic «è in condizione» ma entrerà solo a gara in corso.
Nessuno dei nuovi acquisti sarà quindi titolare, nonostante le pressioni delle dirigenza a puntare sui volti che hanno animato il mercato in estate: «Sul mercato non entro nel merito ma sono felice di allenare questo gruppo. Non ci sono vecchi o nuovi, c'è solo il Milan. Di problemi ne ho 23, undici giocano e dodici stanno fuori in una squadra dove non esistono titolari o riserve. Non guardo alla carta di identità, all’ingaggio, a quanto è costato, altrimenti perderei di credibilità. Le gerarchie dipendono dal lavoro quotidiano».
Uno slogan di matrice socialista che si abbina all’ortodossia di Giampaolo ('testa alta e giocare a calcio') e alle sue ambizioni: «Il Milan devedeve giocare per vincere sempre e comunque. Le vittorie danno consapevolezza e autostima, credi sempre di più nelle cose che fai. È l’atteggiamento che fa la differenza e sul nostro atteggiamento sono convinto. Dobbiamo sempre imporre il nostro gioco».
Giampaolo - che esprime le proprie sentite condoglianze a Cafù, per la prematura scomparsa del figlio - si definisce con modestia «un onesto lavoratore della vigna» e rimanda alle «qualità dei giocatori» i meriti di eventuali successi: «La differenza la fanno sempre loro. Io posso trasmettere un’idea». L’idea del bel gioco, con l’obbligo di vincere.
Persone:
Caricamento commenti
Commenta la notizia