Dopo il recente scontro politico al vertice dello sport italiano, fra il governo e il Coni, si profilano altre scosse alla luce dell’indagine aperta dalla Procura della Federcalcio sulla regolarità dell’elezione del presidente della Lega Serie A, Gaetano Miccichè, cooptato dall’allora commissario Giovanni Malagò.
Alla vigilia di mesi chiave per l’assegnazione dei diritti tv, con la fine del quadriennio olimpico dietro l’angolo, è inevitabile prevedere nuove tensioni dopo l’apertura dell’istruttoria da parte del procuratore federale Giuseppe Pecoraro, partito dalle frasi con cui il presidente del Genoa, Enrico Preziosi, nei giorni scorsi ha messo in dubbio la regolarità del voto dell’assemblea di Lega che il 19 marzo 2018 nominò al vertice della Serie A il banchiere siciliano, presidente di Banca Imi, e membro del cda di Rcs.
«Quando le cose non sono fatte correttamente, alla fine la verità viene a galla», ha dichiarato Preziosi in un articolo del 4 ottobre di Businessinsider, spiegando che c'era «un chiaro disegno politico» dietro l’andamento di quel voto, che mise fine a un doppio commissariamento, prima con Carlo Tavecchio e poi con Malagò. Per la sua istruttoria, Pecoraro ha chiesto «con cortese urgenza» alla Lega il verbale di quell'assemblea, nonché la registrazione audio dei lavori e l’eventuale trascrizione.
Come per ogni elezione su persone, serviva il voto segreto. Ma, anziché la maggioranza qualificata, Miccichè aveva bisogno dell’unanimità per essere eletto, come prevedeva lo statuto appena rinnovato (sarebbe stato recepito di lì a poco dalla Figc) per evitare il conflitto di interessi di chi ha ricoperto incarichi in istituzioni private di rilevanza nazionale in rapporto con i club o i loro gruppi di appartenenza.
La votazione segreta fu accompagnata dalle dichiarazioni pubbliche di voto (tutte a favore di Miccichè), per insistenza in particolare dell’ad della Roma, Mauro Baldissoni, e del presidente della Juventus, Andrea Agnelli. Alla fine Miccichè fu quindi eletto per acclamazione e non furono scrutinate le schede, che sono tuttora custodite nell’urna elettorale sigillata (3-4 non avrebbero su scritto il nome del presidente poi eletto).
Nessuno ha impugnato nei tempi previsti quella votazione e il verbale dell’assemblea fu approvato all’unanimità in quella successiva, ma gli scenari sono ancora imprevedibili. Miccichè rischia di trovarsi in una posizione scomoda, e ancor di più chi lo ha cooptato, ossia Malagò.
Il banchiere non commenta, parlerà lunedì davanti all’assemblea. Era all’ordine del giorno ma è destinato a slittare di un paio di settimane l'aggiornamento della proposta avanzata da Mediapro per i diritti tv (1,3 miliardi all’anno per il canale della Lega partendo dal triennio 2021-24): è una delle grandi partite sullo sfondo di questo nuova scossa che agita il mondo politico del calcio e dello sport italiano.
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