La crisi del terzo anno. Se un gruppo di parlamentari bipartisan, tutti tifosi Napoli, portano la questione arbitrale alla Camera e al Senato con un’interrogazione al ministro dello sport Spadafora perchè il governo intervenga a tutela della «regolarità del campionato», è segno che l’effetto 'pacificatore' della Var è già svanito.
"Nicchi e Rizzoli sono cattivi attori di un calcio malato", il durissimo atto d’accusa del presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, ieri dopo la mancata concessione di un rigore a Llorente contro l’Atalanta. E oggi è arrivato un turno di squalifica a Carlo Ancelotti, espulso nel finale dall’arbitro Giacomelli.
In dieci giornate, la temperatura delle contestazioni alle decisioni arbitrali è salita ai livelli pre-Var. E non c'è solo il Napoli. La resistenza di alcuni arbitri a far ricorso alla video assistenza era già emersa nella passata stagione, e tra le righe i vertici arbitrali avevano risposto con un richiamo a maggior collaborazione tra arbitro in campo e assistente al video, in attesa della sala unica a Coverciano che nelle convinzioni di Nicchi e dell’Aia sarà la svolta.
Certo, anche all’estero il video fa litigare: Liga e Bundesliga hanno contestato la perfezione della Var, e la Premier che l’ha adottata quest’anno ha dato segni di rivolta: dai tifosi che ne criticano i tempi lunghi al grido di «questo non è più calcio» a Lampard, ultimo ieri a esprimere perplessità al Times: «A decidere è sempre un uomo, serve più uniformità», ha detto il tecnico del Chelsea.
La soluzione, per alcuni, potrebbe essere la chiamata dei tecnici interessati, quella che sta introducendo l’Nba. Ma la serie A fa caso a sè, e non basta neanche il caso del rigore inesistente fischiato a Smalling in Europa League - priva di Var - a convincere tutti che quello con la videoassistenza sia il meno ingiusto dei mondi possibili. Ancelotti ha messo sotto accusa il sistema sottolineando che a decidere non è stato Giacomelli in campo ma Banti al video.
Da parte di Nicchi nessuna risposta ufficiale, perchè la convinzione è che la decisione di punire il braccio largo di Llorente nel contrasto con Kjaer fosse giusta: Giacomelli non è andato al video in campo perchè il suo non si configurava come "chiaro ed evidente errore". A contestare la mancata consultazione diretta del video in campo erano stati, negli altri casi della stagione, Commisso dopo Fiorentina-Lazio (a ragione) E Fonseca in Roma-Cagliari (a torto): il romanista si era preso tre giornate per le proteste in campo contro l’arbitro, mano meno pesante oggi con Ancelotti: una giornata (e una al team manager Giovanni Paolo De Matteis) per aver «contestato una decisione arbitrale».
Il racconto del tecnico emiliano era stato diverso: «Giacomelli mi ha chiesto di dargli una mano a calmare i miei giocatori, e io ho detto 'una mano te la do, ma fatti venire un dubbio...'». A completare il quaderno delle lamentazioni di quest’anno anche la dura polemica di Gasperini per i rigori alla Lazio nel 3-3 dell’Olimpico, e ieri la protesta Roma per il rosso a Fazio o quella Genoa per il doppio, severissimo giallo a Cassata. «E' stata una decisione ingiusta», il messaggio postato oggi dal capitano genoano, Criscito, dopo averne cancellato un altro ben più pesante. Come se la Var non fosse mai esistita.
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