«Fa un pò impressione, ma per fortuna ho qualche giorno per prepararmi al meglio. Anche se non partirò da favorito, in campo non entro certo battuto. Certo sarà dura: di fronte ci sono i 7 migliori tennisti del mondo». Matteo Berrettini scalda i muscoli in vista delle Atp Finals, al via domenica alla O2 Arena di Londra, dove sarà protagonista nella corsa al titolo di 'maestro di fine anno. «Solo qualche mese fa non avrei mai pensato di qualificarmi alle Atp Finals - ammette il 23enne tennista romano, numero 8 del ranking Atp, sul sito della Federtennis - Me lo sono meritato e sono felicissimo, è una grande soddisfazione per me, la mia famiglia, il mio team, la federazione. È il sogno di una vita. Quando da ragazzino i miei genitori mi accompagnavano per i tornei facendo tanti sacrifici sognavo di giocare nei grandi palcoscenici». Ora lo fa eccome: «E sono curioso di vedere gli spogliatoi della O2 Arena, mi hanno raccontato che sono personalizzati», racconta. Il suo è stato un 2019 straordinario (era fuori dai primi 50 del ranking lo scorso gennaio): l’esordio da protagonista in Coppa Davis a Calcutta, in India, i due titoli conquistati, a Budapest sulla terra rossa e a Stoccarda sull'erba. Ha anche raggiunto altre sei semifinali, tra cui quella storica agli US Open e al Masters 1000 di Shanghai, dimostrando di essere competitivo su tutte le superfici. Dietro i successi c'è il grande lavoro fatto negli anni con Vincenzo Santopadre, che lo allena da quando era un ragazzino di belle speranze, ora con il prezioso apporto del tecnico federale Umberto Rianna. «Quest’anno dopo un avvio un pò sofferto - dice - ho alzato il livello del mio tennis. Certo, con i miei due colpi migliori, servizio e diritto, ma pure con il rovescio ho cambiato marcia». Forte in campo, saggio fuori. Il successo va gestito e lo sa bene. «È fondamentale restare con i piedi per terra, restare umile come mi suggerisce sempre Vincenzo che mi ha sempre sopportato e supportato nei periodi negativi. Così come Umberto e Corrado Barazzutti. Ricordo che a New York, prima dei quarti, mi ha incitato ad eguagliare la sua semifinale agli US Open e lo ringrazio. Mi è sempre vicino al di là del fatto che sia il capitano di Coppa Davis. Continuerò a lavorare duro perchè devo migliorare sotto tanti aspetti. Adesso c'è da godersi la soddisfazione delle Atp Finals, ma so bene che per farlo devo guardare indietro, ripensare ai momenti difficili, ai sacrifici».