Il presidente della Lega calcio di Serie A, Gaetano Miccichè, ha tolto il disturbo e si è dimesso dall’incarico, non rinunciando però a togliersi un bel pò di sassolini dalle scarpe. Il suo 'regnò al vertice della cosiddetta Confindustria del calcio è durato venti mesi esatti. Il banchiere prestato al calcio era stato nominato dall’assemblea della Lega calcio il 19 marzo 2018 all’unanimità. Proprio il voto plebiscitario è alla base del 'polverone mediaticò e delle «indiscrezioni inaccettabili» che lo hanno portato a rinunciare all’incarico. L’unanimità del voto dei 20 presidenti di Serie A, infatti, era necessaria per scongiurare il potenziale rischio di conflitti di interessi derivanti dal fatto che l’attuale presidente di Banca Imi aveva già collaborato in passato con alcuni proprietari di club. Il 69enne dirigente siciliano, tra l’altro, siede nel consiglio di amministrazione di Rcs, società il cui azionista di riferimento è il patron del Torino, Urbano Cairo. Sta di fatto che a ottobre scorso la procura sportiva ha aperto un’indagine per fare luce sulla sua elezione, ma Miccichè, prima che venisse presa alcuna decisione, ha rassegnato le «immediate dimissioni». Miccichè spiega di non volere «entrare nel merito dello svolgimento dell’assemblea che mi ha eletto», in cui tra l’altro egli stesso non era presente, però allo stesso tempo fa notare che il verbale della riunione è stato «firmato per accettazione da tutti gli azionisti presenti alla riunione alla quale hanno partecipato anche professionisti autorevoli e competenti come Gerardo Mastrandrea, Ruggero Stincardini, Ezio Simonelli, Paolo Nicoletti e il notaio Giuseppe Calafiori che, ognuno nel proprio ruolo, hanno vigilato sul corretto svolgimento dell’assemblea e nulla hanno avuto da eccepire». Detto questo, l’ormai ex presidente ha rivendicato di aver dedicato alla Lega calcio «molto tempo ed energie», l’aveva trovata «commissariata, completamente disorganizzata» e senza neanche «la parvenza di una realtà efficiente». Oggi, «tutti insieme», anche «perchè nessuno ha sollevato la benchè minima obiezione in 20 mesi, e le delibere che abbiamo preso sono state prese tutte all’unanimità, abbiamo realizzato una serie numerosa di iniziative che andavano nella giusta direzione», ha sottolineato il banchiere. Nutrito l’elenco delle migliorie e dei traguardi raggiunti: dal «ripristino di una corretta governance della Lega con l’elezione dei consiglieri, dei consiglieri federali e del collegio dei revisori» alla «nomina dell’amministratore delegato, dopo diversi mesi di stallo ed incertezze». Senza dimenticare la gara che ha portato all’assegnazione dei diritti tv per la Serie A chiusa «con eccellenti risultati e offerte molto superiori a quelle precedentemente ricevute» e con «l'arrivo di nuovo operatore Dazn che oggi rende più competitivo il mercato». Inoltre, ha aggiunto Miccichè, «è stato presentato, circostanza del tutto innovativa per la Lega, un dettagliato piano industriale, regolarmente approvato e che contiene le linee guida ed i budget per i prossimi anni; si è dato corso a tutta una serie di iniziative concrete nei confronti della pirateria, con importanti seppur ancora parziali successi; siamo stati artefici di iniziative anti razzismo con azioni tuttora in corso di realizzazione»; mentre «sull'area dei ricavi si è avviata l’attività per sviluppare le nostre presenze internazionali, con eliminazione di diversi intermediari, per ottimizzare la vendita dei diritti esteri e la ricerca di nuovi sponsor». In poche parole, ha concluso, «ho lavorato in questi mesi alla trasformazione del calcio, aggiungendo ai valori agonistici e sportivi, quelli di credibilità societaria, economica e prospettica. Ciò è indispensabile e propedeutico per l’arrivo di nuovi seri investitori, nuove grandi corporation in qualità di sponsor, nuova credibilità nei mercati finanziari. Una trasformazione che ha anche l’obiettivo fondamentale di avvicinare le famiglie e gli appassionati al mondo del calcio e dello sport in generale».