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La Juventus rimontata perde contro la Lazio: finisce 3-1

Dopo 195 giorni la Juventus cade pesantemente in campionato. L'ultima sconfitta dei bianconeri risaliva al 26 maggio, sul campo della Sampdoria, in una partita quasi senza significato. Questa volta la sconfitta ha un sapore e un peso diversi, perché è maturata sul campo della terza in classifica, la Lazio, e avrebbe potuto anche assumere connotati numerici diversi dal 3-1 finale, soprattutto se Immobile non si fosse fatto parare un rigore da Szczesny.

Una Juve inizialmente molto determinata e concentrata ha fatto spazio a una squadra molle e un pò svagata, che ha accusato limiti di atletici non indifferenti. Nella seconda parte della ripresa, in particolare, la Juve è apparso sulle gambe, incapace di tenere il passo dei biancocelesti che hanno dimostrato di avere una marcia in più. La Juve ha dato per scontato prima la vittoria e poi il possibile pareggio, dando l’impressione di pensare che, tanto, prima o poi, qualcosa sarebbe successo e che il gol sarebbe arrivato. Invece, è venuta fuori la Lazio con una prestazione maiuscola, da grande squadra. Una prestazione da Champions contro una squadra che la Champions vorrebbe tornare a vincerla.

Come sempre, però, al netto dei meriti e dei pregi dei vincitori, ma anche delle debolezze degli sconfitti, sono stati gli episodi a fare la differenza. L’espulsione al 23' della ripresa di Cuadrado per fallo da ultimo uomo sulla 'Frecciarossà Lazzari, ha fatto pendere l’ago della bilancia dalla parte della squadra di Simone Inzaghi. Da quel momento la Juve non è stata più in grado di tamponare sulle ripartenze avversarie ed è franata al cospetto della furia biancoceleste.

La Lazio è divenuta straripante e ha trovato un successo di platino nel bel mezzo di una serata da tramandare ai posteri. C'è un tempo per soffrire e un tempo per gioire. La Lazio dimostra di sapere bene come metabolizzare, e smaltire senza conseguenze, il vantaggio dei bianconeri che, al primo, vero affondo sono micidiali per freddezza e lucidità. Bentancur, fra i migliori finché resta in campo (deve alzare bandiera bianca dopo uno scontro), avvia l’azione per Dybala che è bravo sulla destra dell’area a pulire il pallone per Ronaldo che, appostato sul palo opposto, insacca a due passi dalla porta.

La Juve ci aveva provato altre due volte, sempre con Dybala (bravo Strakosha), poi con Bernardeschi, che sbaglia l’impatto col pallone di testa da posizione assai favorevole. Il gol annacqua l’impeto della Lazio, ma lo stato d’ipnosi dura poco, perché i biancocelesti cominciano a mettere alle corde la Juve che, prima di rintanarsi, sfiora pure il raddoppio con Ronaldo, questa volta di testa, in un’azione simile a quella dell’1-0. A forza di provarci - e di crederci - arriva il gol di Luis Felipe, che raccoglie di testa un cross delizioso di Luis Alberto, sfrutta un 'vuoto aereò di Bonucci, anticipa Alex Sandro, insaccando il pari. Nella ripresa accade di tutto. Anzi, di più. Strakosha regala un pallone al limite a Dybala che viene riacciuffato con un mezzo miracolo da Acerbi e non può concludere al 21'. Due minuti dopo Cuadrado ferma come può Lazzari e va fuori, anche se l'incertissimo Fabbri (prestazione da dimenticare, la sua) va a consultare chissà perché la Var. Sarri toglie Bernardeschi e inserisce Danilo.

Ma l’inerzia del match è cambiata e la Lazio al 29' trova il 2-1 con una prodezza di Milinkovic, che stoppa un cross di Luis Alberto e fulmina Szczesny. Al 34' ancora Szczesny protagonista nel bene e nel male: atterra Immobile in area e poi gli respinge il rigore, oltre alla successiva conclusione. Il miracolo del portiere polacco non basta alla Juve che viene graziata da Fabbri (c'era un altro rigore su Immobile), poi subisce addirittura il 3-1 di Caicedo, appena entrato,sugli sviluppi di un 4 contro 1 con Immobile ancora stoppato da Szczesny. Finisce in gloria per la Lazio, la Juve se ne torna a testa bassa, lasciando a Roma la propria imbattibilità.

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