Nuova delusione per il marciatore altoatesino Alex Schwazer, che però non indietreggia e continua la sua battaglia legale e gli allenamenti. Il Tribunale federale della Confederazione elvetica di Losanna ha infatti respinto la richiesta di sospensione della squalifica di 8 anni per doping che era stata presentata dal campione olimpico di Pechino 2008. Ma la battaglia ingaggiata da Schwazer non si arresta. «È vero, il tribunale ordinario di Losanna ha respinto la nostra richiesta di sospensiva, ma il procedimento prosegue perché non è affatto concluso», dice all’ANSA il suo avvocato, Gerhard Brandstaetter. Ma un altro colpo al teorema del «complotto», Schwazer lo ha ricevuto in corte d’appello a Bolzano, dove sono stati assolti i medici della Federazione Italiana di Atletica Leggera Pierluigi Fiorella e Giuseppe Fischetto, condannati in primo grado a due anni ciascuno per favoreggiamento, in quanto accusati dallo stesso atleta di essere stati a conoscenza della sua intenzione di doparsi nel 2012, ma di averlo taciuto. Anche l’ex dirigente del settore tecnico della Fidal, Rita Bottiglieri, condannata in primo grado a 9 mesi, è stata assolta. La speranza di Schwazer di partecipare alle Olimpiadi di Tokyo nel 2020 è flebile, ma non è scomparsa. «Alex continuerà ad andare avanti, sia nel procedimento penale che è in corso a Bolzano che, dopo aver raccolto nuovi elementi, in Svizzera. Appena ci saranno nuove prove verrà presentata una nuova istanza di sospensiva. Noi non ci diamo per vinti e Alex continua ad allenarsi», aggiunge il legale. Il quale assicura che Schwazer porterà avanti «con la massima convinzione» il procedimento davanti al Tribunale federale, con lo scopo di «portare le prove necessarie per una sospensione della squalifica». Secondo i giudici elvetici non è stata dimostrata, con la richiesta di sospensiva avanzata da Schwazer, la «massima probabilità» della manipolazione delle urine usate per il controllo antidoping che portò alla squalifica dell’agosto 2016, la seconda nella carriera del marciatore di Racines, che nel 2012 aveva ammesso l’uso di epo poco prima dei giochi di Londra. Ma la squalifica ad 8 anni arrivata alla vigilia delle Olimpiadi di Rio dal Tribunale arbitrale dello sport dopo un controllo a sorpresa della Iaaf, Schwazer non l’ha mai digerita, respingendo le accuse di doping e passando al contrattacco sul piano legale. Come in tribunale a Bolzano, dove si cerca di capire se l’atleta si sia realmente dopato di sua volontà o se qualcuno l’abbia, invece, incastrato. E proprio sulla scorta dei dubbi sollevati dal Gip bolzanino Schwazer aveva deciso di rivolgersi al Tribunale di Losanna. E dove il marciatore tornerà, dopo questa nuova battuta d’arresto, con nuovi elementi. Sulla decisione del Tribunale federale è intervenuto anche il presidente del Coni, Giovanni Malagò: «Dal primo giorno ho sempre evitato di fare commenti su questa storia per ovvi motivi. Ho un ruolo istituzionale. È una vicenda che deve far molto riflettere, in tutti i sensi».