La parola 'ritiro' non fa parte del vocabolario di Cristiano Ronaldo che si sente sempre il migliore e dice di divertirsi ancora tanto. Lo fa nell'intervista a Diletta Leotta su Dazn, di cui l'asso portoghese si racconta a tutto tondo, dai suoi inizi allo Sporting Lisbona fino ad oggi, in un percorso professionale fuori dal comune e che lo ha portato a vincere tutto quello che c'era da vincere, tra cui 5 Palloni d'Oro. "Il giocatore più forte del campionato italiano? Sono stato premiato io, quindi per adesso sono io. Vedremo chi sarà l'anno prossimo, ma conto di vincere ancora", dice CR7 che parla della nuova esperienza con la maglia bianconera ("Mi piace tutto della Juve: c'è una grande cultura, è il miglior club italiano, c'è una grande storia alle spalle, sono contento di essere qui, ho desiderio di vincere tanti trofei con la Juve"), dell'amata Champions ("la miglior competizione del mondo per club, è il torneo nel quale mi piace di più giocare in assoluto, è speciale") e del famoso gol in rovesciata a Buffon con la maglia del Real, "il gol più bello della mia carriera. Una rete unica in uno stadio unico, contro una grande squadra, una notte davvero speciale". Ma il racconto parte da più lontano, dall'incontro con l'uomo che gli avrebbe cambiato la vita, sir Alex Ferguson, che lo vide giocare in un'amichevole ai tempi dello Sporting Lisbona nel 2003: "Lo ricordo bene, come fosse ieri - dice emozionato - Ero eccitato all'idea di giocare contro uno dei migliori club del mondo e ricordo che dissi al mio migliore amico: "Non sto nella pelle, domani gioco contro il Manchester! Metti che gioco così bene da convincerli a portarmi là?", ma lo dicevo per scherzare. Poi a fine partita Ferguson in persona mi disse a bassa voce: "Dovresti venire da noi" e così abbiamo iniziato a parlarne. Avevo 18 anni, vado a Manchester, vedo le strutture del club e dentro di me pensavo "Dai, gli piaccio, adesso torno allo Sporting ad allenarmi bene e poi mi porteranno qua"... Ma invece Ferguson mi disse "Rimani qui, conto su di te". Non ci potevo credere: ricordo che presi il telefono e chiamai subito mia mamma, che momenti incredibili! Li ho in testa come fossero ieri..." racconta emozionato il portoghese che ha affrontato decine e decine di difensori nella sua carriera ma dovendo scegliere non ha dubbi sul più forte: "I più difficili da affrontare sono quelli con cui mi sfido ogni giorno in allenamento: Bonucci, Chiellini, De Ligt. Prima di arrivare alla Juve, ricordo che il più temuto era Chiellini...". Trentacinque anni il prossimo febbraio, Ronaldo pensa ancora a giocare perchè - dice - "mi diverto ancora tanto... giocare, mantenermi in forma, essere sempre ad alti livelli è ciò che mi piace ma il segreto di tutto è divertirsi. Io faccio quello che amo, sono fortunato e sono felice davvero. La gente applaude, la gente critica, ma questo è il calcio, per me non è un problema, è normale: so chi sono, so quello che sto facendo e alla fine della storia tutti mi applaudiranno e diranno 'bravo'". Quando al futuro CR7 ancora non ci pensa, fa solo sapere che "se diventassi mai un allenatore, sarei un motivatore: l'allenatore deve trasmettere le sue passioni e i suoi talenti alla squadra. Per esempio a me piace divertirmi, dribblare, tirare, fare gol: dovrei trasmettere tutto questo alla squadra, da motivatore, sicuro".