L’Nba sospende la stagione 2019/2020 a causa dell’emergenza coronavirus. Con una decisione senza precedenti, la lega ha deciso di porre fine temporaneamente alle partite, dopo che un giocatore degli Utah Jazz è risultato positivo al coronavirus. Il giocatore, secondo una fonte di ESPN.com, sarebbe Rudy Gobert. L’annuncio è stato reso pubblico mercoledì sera e avrà effetto sulle partite in programma da giovedì 12 marzo.
"I risultati del test sono stati riportati poco prima della palla a due della partita di stanotte tra Utah Jazz e Oklahoma City Thunder alla Chesapeake Energy Arena. In quel preciso istante la partita di stanotte è stata cancellata. Il giocatore in questione non si trovava nell’arena al momento dei risultati", ha scritto l’Nba in un comunicato, precisando: "La stagione viene quindi sospesa fino a data da destinarsi. L’Nba utilizzerà questa interruzione per comprendere quali siano i prossimi passi da prendere in relazione alla pandemia del coronavirus".
I giocatori di Jazz e Thunder sono stati subito messi in quarantena all’interno dell’arena. Sempre secondo quanto riportato da ESPN, l’auto-quarantena è stata imposta anche a tutti i giocatori delle squadre che hanno affrontato i Jazz negli ultimi dieci giorni: Cleveland Cavaliers, New York Knicks, Boston Celtics, Detroit Pistons e i campioni in carica della NBA, i Toronto Raptors.
Uno di questi, Langston Galloway dei Pistons, ha voluto dire la sua come riportato dalla testata The Guardian: "Sono sicuro di aver avuto contatti con Gobert. Allo stesso tempo, come ho detto, farò questa auto-quarantena per precauzione". Galloway ha precisato: "Ci siamo lavati le mani subito, sempre, e ho preso già le prime precauzioni in questi giorni, lo abbiamo fatto non appena abbiamo pensato alla portata della diffusione: abbiamo interazione con molte persone diverse e nel momento in cui pensi che basti toccare un pallone per passare il virus, diventi cauto anche nel rapporto con i fan". Immediate le reazioni anche dai vertici dirigenziali delle squadre Nba.
Il primo a esprimersi, con delle dichiarazioni a caldo a ESPN, è stato il proprietario dei Dallas Mavericks, Mark Cuban, che ha detto: "La sicurezza era una priorità maggiore rispetto ai soldi. Mi fido di Adam (Silver, il commissario NBA). Non si tratta davvero di basket o denaro. Se questo virus si sta espandendo a un punto tale che i giocatori e altre persone a loro collegate possano averlo, è giusto iniziare a pensare alle nostre famiglia. Queste misure riguardano tutto il paese", ha detto a ESPN.
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