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Coronavirus, Rezza (Iss): "Far ripartire il calcio? Non darei parere favorevole"

«Mi manchi, amore». Il bacio al pallone postato da Dries Mertens racconta in modo esplicito come il sentimento prevalente nei calciatori coincida perfettamente con quello di ogni persona nel mondo: tornare alla propria normalità, che sia straordinaria o comune. Ma sulle aspettative del calcio è arrivata oggi la doccia fredda degli esperti: «Se
dovessi dare un parere tecnico alla ripartenza del calcio, non lo darei favorevole e credo che il Comitato tecnico scientifico sia d’accordo. Poi sarà la politica a decidere», ha detto nel quotidiano punto della Protezione Civile, Gianni Rezza, del comitato tecnico scientifico per l’epidemia coronavirus.

Le parole arrivano mentre il calcio già pensa a cosa sarà anche oltre la Fase2, dalla sospensione temporanea della Var, alle cinque sostituzioni e un campionato futuro che cominci a gennaio e coincida con l’anno solare, almeno per le prossime due stagioni. E sono in controtendenza rispetto all’ottimismo degli ultimi giorni, alimentato anche da ipotesi di piani di ripresa governativi, anche se non confermati, con il 31 maggio come data del ritorno in campo per partite a porte chiuse. «La priorità
è la sicurezza, ma l’auspicio è di concludere la stagione, partendo con i test di controllo entro fine di questo mese», ha detto ieri Gravina.

D’altra parte, le parole di Rezza riaccendono le divisioni anche all’interno del mondo del calcio: per lo stop completo sono presidenti come Cellino, alcuni giocatori come Rincon, per certi versi il n.1 del sindacato calciatori Damiano Tommasi. «Ha ragione il professor Rezza - dice ora Urbano Cairo, presidente del Torino -, riprendere a giocare il campionato a fine maggio è impossibile. Oggi ha parlato un uomo di scienza, e ha detto una cosa che io sostengo da tempo semplicemente perchè ho una certa dimestichezza con i numeri. Con la situazione attuale, non esiste pensare a giocare tra un mese e mezzo. Purtroppo. E sottolineo il purtroppo, visto che oltre al Torino ho la Gazzetta dello Sport e dunque avrei interesse a che si riprendesse, per motivi evidenti. Ricordo quando si diceva che Ceferin non voleva rinviare l’Europeo, il
Cio le Olimpiadi. Poi come birilli, gli eventi sportivi sono caduti a uno a uno. Questa pandemia è più forte di qualsiasi volontà singola».

Sull'altro versante De Laurentiis che negli auguri di Pasqua ai tifosi del Napoli ha assicurato: «Lavoro per una ripresa sicura e veloce». Le parole di Rezza, precedute da una battuta ("da romanista manderei tutto a monte") che hanno provocato la reazione del portavoce Lazip, Diaconale ("battuta infelice: gli scienziati non facciano i tifosi, si occupino dei vaccini") hanno sorpreso in negativo i pro ripartenza che annoverano in testa Gravina - che nei giorni scorsi ha tenuto i contatti col Governo, ricevendo segnali ritenuti incoraggianti - e poi vertici della
Lega di A, Agnelli come presidente Eca, presidenti di A come De
Laurentiis e Lotito, più diversi giocatori: il rischio crac se non si gioca (700 milioni la perdita prevista) equipara il calcio - secondo i sostenitori della ripartenza - a qualsiasi altro comparto produttivo per il quale in queste ore il governo sta valutando caso per caso se e quando ripartire. Anche per questo si contava sulla finestra di fine aprile per i primi test
sui calciatori e la sanificazione degli impianti. La voglia e la fiducia di ricominciare, da parte del calcio, sono tali da aver fatto pensare oltre che ai protocolli di sicurezza anche al calcio che verrà. Lo stop alla Var è stato ipotizzato in Inghilterra e in Italia per evitare rischi nelle
Var room.

«Se si tornerà a giocarlo sarà comunque un campionato falsato, ma sarà giusto giocarsi in campo scudetto, retrocessioni e salvezza», ha detto Claudio Ranieri, decano dei tecnici del massimo campionato. Che forte della sua esperienza al Leicester ha rilanciato le proposte dei cinque cambi invece di tre per i quali la Figc si disse già disponibile, con Ifab e
Fifa, lo scorso novembre: ora diventerebbero cruciali per evitare affaticamenti e infortuni, in un campionato da giocare ogni tre giorni. La serie A in coincidenza con l’anno solare, invece, è questione diversa.

Mercoledì la Figc riunirà di nuovo la commissione medica per stilare il protocollo della ripresa. Al momento i controlli sono previsti dal 4 maggio, e la settimana appena dovrebbe essere decisiva, nelle intenzioni di chi punta a ricominciare. Il calendario dovrebbe spingersi a metà luglio per il campionato e fine mese per la Coppa Italia. Eca e Uefa,
sottolineano in Spagna, si sarebbero accordate in questi giorni per lasciare gran parte dell’estate ai campionati nazionali, riservando agosto a Champions ed Europa League. Se così fosse, tra ferie e preparazione, la prossima stagione subirebbe uno slittamento, oltre al necessario snellimento del calendario: così si arriverebbe più o meno all’allineamento stagione-anno solare ipotizzato da Galliani e rilanciato oggi da Ranieri, almeno fino al Mondiale 2022 previsto in autunno.
D’altra parte, dopo le paure della prima ora, anche dai calciatori emerge una voglia di ritorno in campo, non unanime ma diffusa.

«Sono in casa, mi alleno, ma non so più che fare: spero si riprenda presto», dice dal Brasile Douglas Costa. «Se ci sono le condizioni, si gioca», il parere di Vlahovic. "Facciano quel che vogliono, io il Brescia non lo faccio tornare in campo», ha tuonato ieri Massimo Cellino, usando parole pesanti contro Lotito ("troppi vogliono approfittarsi della
situazione, raglio d’asino non giunge in Paradiso"); immediata la replica di Diaconale: «Cellino più che ragliare scalcia, ma difficilmente il suo Brescia si salverà».

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