Tragedia nel mondo del calcio ancora fermo per il coronavirus: a un mese dal suo ventesimo compleanno è morto Andrea Rinaldi, promettente ex centrocampista dell’Atalanta Primavera che era in prestito al Legnano, in Serie D. Venerdì scorso aveva avuto un aneurisma cerebrale mentre faceva un allenamento individuale nella sua casa di Cermenate, in provincia di Como.
Soccorso dai genitori, le sue condizioni erano parse da subito molto gravi quando era arrivato all’ospedale di Varese. Il giovane, 20 anni a giugno, era nato a Carate Brianza ma era cresciuto calcisticamente a Zingonia, nelle giovanili dell’Atalanta. In una nota il presidente Antonio Percassi e tutto il club nerazzurro hanno espresso la loro commossa partecipazione al dolore dei familiari e del Legnano. «Andrea ha vestito la maglia nerazzurra da quando aveva 13 anni fino alla Primavera, contribuendo con l’U17 nel 2016 alla conquista dello Scudetto e della Supercoppa, per poi proseguire la sua carriera nell’Imolese, nel Mezzolara e in questa stagione nel Legnano», si legge nel comunicato, «sempre disponibile e positivo, sapeva farsi ben volere da tutti».
«Così come in campo eri sempre l’ultimo ad arrenderti, anche stavolta hai lottato con tutte le tue forze per non volare via troppo presto», prosegue il comunicato, «ma quel tuo sorriso gentile resterà sempre vivo nel cuore di chi ha avuto la fortuna di conoscerti. Ciao Andrea». La notizia del decesso è stata confermata dal Legnano sul sito ufficiale: «L'Ac Legnano, il mondo lilla, la città e l’intero universo calcistico, a tutti i livelli, oggi vivono uno dei loro giorni più sconvolgenti. Andrea Rinaldi, il nostro guerriero, ci ha lasciati. Un aneurisma lo ha strappato alla vita a 20 anni non ancora compiuti, nel fiore degli anni, con una vita davanti e con una carriera che prometteva traguardi luminosi. Una tragedia improvvisa e sconvolgente, impossibile anche solo da immaginare».
«Andrea era un ragazzo a cui tutti volevano bene e chi si faceva volere bene», ha dichiarato l’allenatore del club lombardo, Giovanni Cusatis, alla Provincia di Como. «Ci eravamo sentiti qualche giorno fa, io chiamo tutti i ragazzi una volta a settimana e stava bene. Mi ha detto: 'Mister ha fatto appena in tempo a beccarmi che sto andando in giardino ad allenarmì. Abbiamo scherzato ed era felice, sorridente, non aveva alcun problema».
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