Il calcio italiano chiede aggiustamenti al protocollo per la ripartenza, il Governo ci pensa e apre la porta alla discussione. Le nubi minacciose apparse sulla ripresa degli allenamenti collettivi, fissata per lunedì prossimo, hanno trovato una prima, parziale schiarita.
Ieri la riunione tra Figc, Lega Serie A e Federazione medico sportiva italiana, alla presenza del rappresentante dei medici della Serie A Gianni Nanni, ha fatto luce sui punti controversi del protocollo approvato dalla stessa Federcalcio dopo un fitto e complesso colloquio con il Comitato tecnico scientifico.
«Stiamo cercando un punto di incontro per risolvere qualche piccolo ostacolo all’applicazione delle linee guida», ha spiegato il numero uno del calcio italiano, Gabriele Gravina, ai microfoni di Tg Sport su Rai2 illustrando nel dettaglio le questioni sul tavolo. «Una difficoltà è oggettiva: l’impossibilità di reperire, da parte dei club, strutture ricettive disponibili per il ritiro, perchè sono ancora bloccate».
Su questo punto, in serata, il ministro per le Politiche giovanili e lo Sport, Vincenzo Spadafora, si è detto disponibile alla discussione, seppur stupito dalla richiesta. «Con sorpresa ho letto che la Lega Serie A ha difficoltà ad attuare un protocollo che ci è stato proposto un mese fa proprio dal mondo del calcio - ha osservato ai microfoni di 'Stasera Italia' su Rete 4 - In particolare mi riferisco proprio al discorso dell’autoisolamento delle squadre. Soltanto oggi i club si rendono conto di non avere le strutture, gli alberghi, per questo ritiro: questa misura è stata proposta dalla Figc, il Governo prende atto della nuova situazione, ne parleremo e discuteremo anche con il Comitato tecnico scientifico. Se per le squadre non sarà possibile stare in isolamento, allora i calciatori tornino pure a casa, va bene, purché però poi rispettino le regole minime per il distanziamento».
Dunque niente ritiri per i club che non riusciranno a reperire le strutture necessarie, ma rigoroso rispetto delle norme di distanziamento sociale anche durante gli allenamenti. «Al riguardo ho letto sui giornali che qualche presidente furbetto, in barba alle regole, ha fatto allenare la squadra non rispettando le regole - ha osservato Spadafora riferendosi alle notizie sulle presunte partitelle organizzate dalla Lazio a Formello - L’auspicio è che nei prossimi giorni si seguano tutte le norme».
Ma il rispetto delle regole e il problema delle strutture per i maxi-ritiri non sono gli unici punti tornati sul tavolo del Governo. Superata, almeno secondo la Figc, la questione della responsabilità dei medici, il problema principale resta un altro e spaventa tutto il mondo del calcio: la mancanza di certezze sulla ripresa del campionato e, soprattutto, l’alto rischio di un nuovo stop a causa della norma, fortemente voluta dal Cts, che prevede la quarantena obbligatoria per tutto il gruppo squadra in caso di un solo, nuovo positivo al Covid-19.
«Questo ci preoccupa e lo abbiamo detto al ministro Spadafora trovando accoglienza e considerazione - ha ammesso Gravina - È un problema e lo stiamo affrontando con determinazione, prudenza ma attenzione per evitare che un rapporto stressato possa generare tensione e bloccare la partenza del campionato».
«Da parte nostra non c'è alcun ostruzionismo e nessuna voglia di mettere in difficoltà il mondo del calcio - ha replicato Spadafora - Vediamo l'evoluzione dell’epidemia nei prossimi dieci giorni: se la curva del contagio ce lo consentirà, da parte del Governo c'è massima disponibilità a rivedere in modo meno rigoroso la regola sulla quarantena obbligatoria per tutta la squadra in caso di nuova positività». Parole che lasciano ancora al calcio la speranza di poter concludere la stagione 2019/2020.
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