Passerà alla storia come il 'tecnico gentiluomo', definizione che gli calzava a pennello, perché garbo e aplomb erano davvero il suo tratto distintivo. A 81 anni è morto Gigi Simoni, malato da tempo, e il calcio perde uno dei suoi protagonisti migliori. Un grande tecnico e un grande uomo, come ora ricordano tutti. Il volto gentile del pallone se ne va nel giorno del decennale del triplete di quell'Inter che lui ha contribuito a forgiare. E proprio per i nerazzurri una volta perse la pazienza: a Simoni non era mai andato giù lo scudetto che, a suo dire, l'Inter che guidava avrebbe meritato nel 1998, ma che non ottenne anche per via dell’esito del confronto diretto con la Juventus, nel match passato alla storia per il fallo di Mark Iuliano su Ronaldo Fenomeno. Se sanzionato con quel rigore secondo lui evidente, a dire di Simoni la stagione avrebbe potuto avere un esito diverso. Quel giorno il tecnico interista, perse la sua solita pacatezza dicendone di tutti i colori all’arbitro Ceccarini: cosa che gli costò l’espulsione e quel cartellino rosso fece notizia, perché per Simoni era praticamente un inedito. «Con la Var quel titolo lo avremmo vinto noi», dichiarò tanti anni dopo, alla vigilia dell’ingresso del 'video assistente' dell’arbitro nel calcio, novità a cui era favorevole. Simoni si rifece di quell'amarezza vincendo, un mese dopo, la coppa Uefa '98 nella finale del Parco dei Principi di Parigi in cui i nerazzurri, trascinati da un Ronaldo strepitoso, travolsero per 3-0 la Lazio. Anche per quello Simoni venne insignito della Panchina d’oro. Ma la gloria del calcio è mutevole, così nel corso della stagione '98-'99 venne esonerato e al suo posto arrivò Mircea Lucescu. Sono state tante le panchine su cui l’allenatore-gentiluomo si è seduto, lasciando sempre un buon ricordo di sé e facendosi tanti amici: da Piacenza a Napoli - con cui vinse anche una Coppa Italia, ma da calciatore - passando per Genoa. Con i rossoblù liguri, dopo esserne stato una mezzala, cominciò la carriera di tecnico e complessivamente ci lavorò per otto anni, incassando un iniziale grande amore ma anche le contestazioni dei tifosi per una retrocessione e gli acquisti sbagliati, da lui voluti, di Berni e Silipo. Ecco poi Brescia, Pisa (portò i toscani due volte in A e sotto la Torre era amatissimo), Empoli, Lazio, dove il presidente Giorgio Chinaglia gli affidò la squadra ma non centrò la promozione, Ancona e Cremonese, squadra che è stata un altro suo grande amore e che portò in serie A nel 1993 aggiudicandosi anche un altro riconoscimento personale, il 'Guerin d’oro'. Dei grigiorossi Simoni è stato eletto 'allenatore del secolo', dello stesso club è stato anche presidente e direttore tecnico. L’ultima esperienza in panchina nove anni fa a Gubbio, dove aveva un ruolo dirigenziale ma poi subentrò in panchina al posto dell’esonerato Fabio Pecchia. Simoni, che non aveva in particolare simpatia la Juve ma che da calciatore aveva militato una stagione ('67-'68) nei bianconeri (11 presenze e nessun gol) se ne va con un record ancora oggi imbattuto: è l’allenatore ad aver ottenuto più promozioni dalla B alla A, ben sette. L’ottava la ottenne dalla C/2 alla C/1 con la Carrarese, nel 1992. A giugno dello scorso anno il ricovero per un malore dal quale non si è mai ripreso, e negli ultimi giorni il suo stato di salute si era ulteriormente aggravato. Dalla famiglia l'annuncio della scomparsa: «Accanto al mister gentiluomo, raro esempio di stile e sobrietà, c'erano la moglie Monica e il figlio Leonardo». Se ne va il volto garbato del calcio, ma anche un tecnico vincente.