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L'epoca d'oro del calcio italiano, 30 anni fa il tris nelle coppe europee

È amarcord in casa Inter per i 10 anni dal triplete di Mourinho, ultimo trionfo italiano in Champions. In questi tempi grami per la serie A, a prescindere dal flagello Covid, il ricordo della doppietta di Milito e di una supremazia solare suscita rimpianti. Nulla in confronto però con un altro anniversario da brividi, per il quale vale la pena riavvolgere il nastro della memoria.

L’età dell’oro del calcio italiano è un mese indimenticabile nell’anno di grazia 1990. Era di maggio, 30 anni fa, quando i club italiani tiranneggiavano le coppe europee realizzando un tris ineguagliato. Il Milan di Sacchi bissa il successo nella Coppa dei Campioni, la Sampdoria dei gemelli Vialli e Mancini trionfa nella Coppa delle Coppe (un anno prima di arpionare lo scudetto), mentre nella Coppa Uefa una Juve senza grandi top player si aggiudica il trofeo in una doppia finale infuocata con la Fiorentina, proprio alla vigilia del traumatico passaggio di casacca di Roberto Baggio.

Sembra l’antipasto di una passerella trionfale per la nazionale di Vicini che ospita i mondiali e che, dopo avere regalato notti magiche all’Olimpico, si ferma ai rigori con l’Argentina di Maradona in un San Paolo tiepido con l’azzurro e si deve accontentare del 'bronzo' contro gli inglesi a Bari. L’Italia è comunque al centro del pianeta calcio: dal Sudamerica, dall’Europa che conta tutti i campioni vogliono venire in serie A: club riorganizzati dopo l'ombra del totonero, entusiasmo alle stelle, capitali investiti con scarso acume e troppa prodigalità, stipendi concorrenziali.

Dopo i tempi di Zico, Falcao, Platini e il blocco stranieri, nel 1988 il torneo sale a 18 squadre e gli stranieri possono essere acquistati e si passa da due a tre. Dopo Maradona al Napoli arriva Careca , il Milan stellare di Sacchi aggiunge Rijkaard agli altri olandesi Gullit e Van Basten, l’Inter risponde coi tedeschi Matthaeus, Brehme e Klinsmann, a Roma si esalta Voeller.

Il gotha del calcio allieta la Serie A ma i risultati eclatanti vengono raggiunti nel 1990, l'anno dei portenti, che regala il secondo scudetto al Napoli di Maradona col crollo del Milan, ancora a Verona, e le polemiche per il caso Alemao. In quattro mercoledì di fila le coppe regalano un tris leggendario. In Coppa Uefa si impone la Juve sulla Fiorentina, 3-1 nell’ultima gara al Comunale con Galia e De Agostini protagonisti, un Baggio frastornato e anonimo, una corrida in campo con veleni sparsi.

Nel ritorno sul neutro di Avellino scialbo 0-0. Dino Zoff raddoppia la vittoria in Coppa Italia, ma la nuova gestione bianconera miopemente decide di sostituirlo con Maifredi al termine di una stagione segnata dal tragico incidente di Scirea. Più netto e importante il successo in Coppa delle Coppe della Samp costruita dal gentiluomo Mantovani, allenata dal funambolico Boskov, presa per mano dai gemelli del gol Mancini e Vialli.

A Goteborg il rognoso Anderlecht viene dominato ma la gara si sblocca solo ai supplementari con una doppietta di Vialli. Apoteosi blucerchiata, strada tracciata per lo scudetto. Il successo in Coppa dei Campioni ripaga il Milan scoppiettante di Sacchi e degli olandesi di una stagione in cui si aggiudica Intercontinentale e Supercoppa, ma si vede sfuggire alla fine scudetto e Coppa Italia.

Le scorie psicologiche si evidenziano nella finale di Vienna con lo scorbutico Benfica di Eriksson. I giocolieri sacchiani hanno le pile scariche, risolve Rijkaard una gara involuta, niente a che vedere col trionfo per 4-0 dell’anno prima con lo Steaua. È l’apogeo del calcio di club italiano. Tre coppe europee su tre, otto squadre qualificate all’edizione dell’anno dopo.

La supremazia si prolunga fino a fine secolo con altri 11 trofei, soprattutto in Coppa Uefa, feudo tricolore (otto vittorie in 11 anni). Poi crescono Liga e Premier, i diritti tv rendono appetibili e più ricchi gli altri tornei, la serie A si indebita: la Juve paga calciopoli e riparte dalla B come il Napoli, il crac Tanzi travolge il Parma. Il calcio italiano è competitivo solo col Milan di Berlusconi che si aggiudica altre due Champions, la nazionale compie l'impresa mondiale nel 2006, poi dal triplete dell’Inter è buio pesto, dieci anni da dimenticare.

L’unica a tornare competitiva è la Juve di Agnelli, che ha però uno scarso feeling con le finali. La serie A, dove una volta arrivavano i top player, funziona come nave scuola per lanciare talenti e fare plusvalenze. Il tris d’assi del 1990 è un sogno da raccontare ai nipoti: c'era una volta il campionato più bello del mondo.

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