Il primo trofeo che è riuscito ad andare oltre la pandemia ha superato anche i 90' di gioco, fino ad arrivare all’appendice dei rigori. L’ha vinto il Napoli, che più della Juve aveva meritato, grazie all’infallibilità dei propri giocatori dal dischetto, ma anche alla parata di Meret sulla prima conclusione di Dybala. Un riscatto per il portierino del Napoli, reduce da una stagione tribolata. La maledizione di Sarri continua e si materializza una volta di più nella serata in cui Gattuso trionfa per la prima volta i carriera da allenatore, dopo avere vinto tutto da incontrista. Peccato che si sia trattato di una vittoria senza festa e senza boati di folla, senza il capo dello Stato e con l’inno steccato da Sergio Sylvestre, in un Olimpico vuoto e colorato solo virtualmente. Il Napoli merita la Coppa, la Juve no. Per come ha interpretato la finale e per come ha subito gli avversari, rischiando più volte di andare sotto. Sarri sceglie Douglas Costa per completare il proprio trio d’attacco, che comprende Dybala e Ronaldo; a centrocampo Pjanic è affiancato da Bentancur. Il Napoli rinuncia a Manolas, non a Mertens. Callejon parte dal 1', ma non sembra in gran serata. In porta sfida generazionale fra Meret, il nuovo che avanza, e l'highlander Buffon. Come contro il Milan, nella semifinale di ritorno, l’impatto della Juve sulla partita è assai positivo. Ma sono dettagli. Insignificanti. Perché, con il passare dei minuti, la barriera protettiva del Napoli diventa un muro di gomma, contro il quale i bianconeri vanno a sbattere. La squadra di Gattuso ha grinta da vendere e sa dosare le energie contro una squadra superiore solo nella qualità. Morale: la Juve gioca, mantiene per lunghi tratti il possesso del pallone, ma è il Napoli a creare i presupposti per il gol, dopo una conclusione di CR7 ben parata da Meret al 5'. Una punizione di Insigne tagliente, e imprecisa solo per questione di centimentri, timbra il palo alla destra di Buffon. Koulibaly, che ha già regalato su autogol una vittoria alla Juve in campionato a Torino, ci riprova e consegna il pallone a Dybala, che innesca Ronaldo: la scelta di tempo di Meret è impeccabile, l’uscita idem. Al 41' il Napoli, al culmine di un’azione tambureggiante, buca la difesa bianconera prima con Insigne (salva Alex Sandro quasi sulla linea), poi con Demme, che testa i riflessi di Buffon. Il portierone vola a deviare, prima della chiusura del tempo, un’altra conclusione velenosa di Insigne, davvero sfortunato. Il Napoli è sempre più pericoloso della Juve anche nel secondo tempo. Al 16' Fabian Ruiz manda a lato e, poco dopo, appena entrato, si presenta Politano, che impegna severamente Buffon in presa con un sinistro rasoterra. La Juve risponde con una punizione a giro di Dybala che Meret respinge. Sarri toglie Douglas Costa e avanza Cuadrado, il Napoli con Milik spera di sfondare centralmente. L’occasione più ghiotta capita proprio nei piedi del polacco, ma sul destro, su suggerimento di Di Lorenzo e velo di Politano: palla alta. L’emozione più grossa oltre il 90' e prima dei rigori: su angolo dalla sinistra, Buffon inchioda a terra un colpo di testa di Maksimovic, sulla ribattuta Elmas si fa sporcare la stoccata vincente e il pallone schizza sul palo. La panchina del Napoli impreca, la Juve tira un sospiro di sollievo.