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Parla l'ex moglie di Rossi: "Con Paolo ho vissuto una favola"

Strade diverse, ma comunque sempre legati. "Abbiamo un figlio che ci unisce, Paolo era una persona così dolce che non aveva senso escluderlo dalla mia vita"

"Quando l’ho conosciuto era il 1976, avevo 17 anni. Paolo era più grande di me di tre anni ed era appena arrivato a Vicenza. Era bravo ma non era ancora esploso, dal punto di vista sportivo. Fu un colpo di fulmine. E dopo quell'incontro ci sono stati diciotto anni d’amore". In un’intervista al Corriere della Sera Simonetta Rizzato, la prima moglie di Paolo Rossi e mamma di Alessandro, racconta la sua storia d’amore con Pablito.

"Io il calcio non lo seguivo granché, non ero una tifosa. In fondo quando l’ho conosciuto, per me, era soltanto Paolo. La gente sotto casa, i tifosi, gli autografi: tutto questo sarebbe venuto dopo e non avrebbe comunque mai compromesso il nostro legame. Nel suo cuore, la famiglia veniva prima di tutto e ora che se n'è andato mi lascia con un dolore immenso e con la consapevolezza di aver avuto il privilegio di passare la prima parte della mia vita con un uomo straordinario. Non abbiamo mai cercato i riflettori, eravamo molto riservati e le nostre amicizie erano lontane dal mondo del pallone. Se ci ripenso, mi pareva di vivere una favola: Paolo è stato il primo amore, quel sentimento puro che si può vivere soltanto a quell'età. Poi, siamo cresciuti e maturando siamo cambiati. Lui era spesso lontano per lavoro e alla fine, dopo tanti anni insieme, abbiamo deciso di lasciarci e prendere strade diverse".

Strade diverse, ma comunque sempre legati. "Abbiamo un figlio che ci unisce, Paolo era una persona così dolce che non aveva senso escluderlo dalla mia vita. Io mi sono risposata e anche lui ha conosciuto Federica, una donna stupenda e che gli è stata accanto in modo straordinario in questo periodo così doloroso. Anche dopo la separazione, l’ho sempre sentito parte della mia famiglia", racconta la prima moglie di Pablito che è stata vicina all’ex marito anche nelle ultime ore della sua vita. "L'ho visto il giorno prima che morisse. Sono andata a trovarlo in ospedale a Siena e ci siamo detti addio".

Ricorda quegli anni vissuti insieme come "bellissimi e intensi. Il Mondiale '82 fu pazzesco. Però io aspettavo Alessandro, che sarebbe nato a dicembre, e quindi ero concentrata soprattutto sul bambino che portavo in grembo. Non andai in Spagna per il timore che l’euforia potesse mettere a rischio la gravidanza, guardai le partite a casa, aspettando il suo ritorno. Ricordo i tifosi sotto le finestre, fu tutto bellissimo. Ma c'è un episodio che descrive bene che persona fosse Paolo: quando i giornalisti gli chiesero come si sentiva, lui rispose 'Questo è un anno importante per me: nascerà mio figlio e ho vinto un Mondiale'. Ecco, per lui erano più importanti gli affetti"Prima di vivere quel Mondiale da assoluto protagonista, Rossi fu costretto a superare il periodo più buio: la squalifica per il calcioscommesse.

"Lui non avrebbe mai venduto una partita - racconta Simonetta Rizzato -. Non ne aveva bisogno, perché già guadagnava bene, ma soprattutto non era il tipo da accettare simili compromessi. Qualcuno lo avvicinò prima di una partita, ma lui non gli diede neppure retta. Alla giustizia sportiva bastò il solo fatto di non aver denunciato subito l’episodio per squalificarlo. La prese malissimo, perché sapeva di essere innocente. Si chiedeva cosa avrebbe pensato la gente: non come sportivo, ma come uomo. Un giorno mi confidò: 'Lì fuori mi guardano e pensano che io sia una persona diversa da quella che ho sempre detto di esserè. Non accettava l’idea di apparire come uno disposto a tradire i propri valori. A ogni modo non trascorse quei mesi sul divano a piangersi addosso. Si diede da fare, lavorò ad alcuni progetti professionali che non avevano nulla a che fare con il calcio e che in seguito avrebbero posto le basi per la sua seconda vita, quella da imprenditore". Poi arrivò la telefonata di Bearzot. "Fu una gioia immensa. La sua occasione di rinascita. Ora resta l’immagine di un grande calciatore, di un bravo papà. E, soltanto per me, il ricordo di quel primo amore. Allegro, com'è allegra la memoria della giovinezza".

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