Domenica 22 Dicembre 2024

Caruso: "Entrare nei primi 50 non mi basta più"

Salvo Caruso e un’ascesa tennistica che inorgoglisce la Sicilia. Un anno fa lo avevamo lasciato appena dentro i 100, adesso lo ritroviamo n.76 del ranking Atp (per lui la migliore posizione di sempre) e con ambiziosi progetti per il futuro. Il tennis e la pandemia. Da sportivo di prima fascia come vivi ancora oggi questa tragedia per l’umanità. «Il Covid nel 2020 ci ha tolto qualche mese di lavoro, ma nel complesso dobbiamo ritenerci molto fortunati perché in estate abbiamo avuto l’opportunità di tornare a giocare, anche se c’è mancata la parte più bella dello sport, cioè la presenza e gli abbracci del pubblico assieme al contatto umano». Descrivici la “bolla” creata in giro per il mondo dall’Atp. «Che fosse una prova dello Slam o un torneo 250, l’organizzazione anti-Covid è sempre stata di alto livello. Noi atleti ci siamo obbligatoriamente divisi tra hotel e campi, mangiando in camera o al ristorante dei circoli. Stop. Regole ferree che ci siamo anche imposti per paura di contagiare gli altri e i nostri cari e per evitare una quarantena di 14 giorni chiusi in una stanza. In questi mesi si è fatta sentire anche l’impossibilità di mantenere le relazioni sociali, di fare nuove conoscenze che rappresentano l’altra essenza della nostra attività». Prima del lockdown di marzo più ombre che luci, mentre alla ripresa si è ammirato un Caruso ben diverso, più quadrato, più continuo. «All’inizio del 2020 ho faticato ad adattarmi al tour maggiore, non mi sono fatto trovare pronto. La svolta è arrivata durante la pausa forzata quando ho lavorato molto bene con il mio coach Paolo Cannova grazie, soprattutto, alla decisione di prendere in affitto una villa con il campo da tennis a Marzamemi. Mi sono chiuso lìdentro, concentrandomi solo sul tennis e sulla preparazione fisica, riuscendo a migliorare pure l’aspetto mentale. E i risultati si sono visti». La vittoria più bella dell’anno contro Sandgren a Roma? «Per certi versi sì, soprattutto per il palcoscenico sul quale è maturata. Quel giorno tanti pezzi, alla fine, hanno formato il puzzle. E quando ho rivisto su Sky la partita, mi sono reso conto che in campo avevo messo un po’ di tutto. Quello è stato il successo della determinazione, del carattere, del coraggio. Se pensavo che al turno successivo mi attendeva Djokovic? Onestamente no: l’unico obiettivo era battere l’americano». Tsitsipas, Rublev, appunto Djokovic: nel 2020 la grande emozione di affrontare tre Top Ten, anche se le tue prestazioni, soprattutto per merito degli avversari, non sono state al top. «Rammarico a parte per non essermi espresso al meglio, sono stati incontri che mi hanno fornito l’occasione di alzare il livello della mia esperienza e del mio gioco. Ho avuto una visione privilegiata di quello che mi serve per migliorare. Ad esempio, contro Tsitsipas ho verificato da vicino cosa vuol dire servire una seconda sul veloce. Per me quel match è stato come una lezione scolastica. E così, durante il ciclo di allenamenti nel lockdown, ho lavorato per rendere la mia seconda di servizio più efficace». Djokovic, Nadal e Federer, atteso al rientro, continueranno a vincere sempre e comunque? «Sull’inarrivabile svizzero bisognerà capire quali saranno le sue condizioni dopo un anno di inattività agonistica. Io sono convinto che stupirà ancora. Se ha deciso di rientrare, è perché sa che può farlo ottenendo i soliti, eccellenti, risultati. Presto tutti e tre si allineeranno a quota 20 Slam vinti e a quel punto, per lo sport e soprattutto per loro, sarà bello vedere come andrà a finire questa epopea tennistica». Tra i migliori dieci, finalmente, sta maturando una nuova generazione di talenti capaci di rendere la vita dura ai big. Le tue preferenze? «Sono tutti fortissimi, però come stile di gioco non c’è nessuno di loro che mi fa impazzire. Ammiro Thiem che corre come un dannato e Medvdev che non sbaglia mai. Piuttosto, io scommetterei sull’esplosione di altri due giovanissimi: il canadese Aliassime – e non c’entra nulla il fatto che io lo abbia battuto nell’ultimo torneo dell’anno a Sofia – e lo spagnolo Davidovich Fokina». L’Italia maschile continua nella sua dirompente ascesa. «Siamo un bel gruppo che per tanti anni regalerà tante emozioni allo sport azzurro. Il futuro, insomma, è assicurato. E potremo toglierci grandi soddisfazioni pure in Davis». Berrettini fa parte stabilmente dei primi dieci, ma nella seconda parte di 2020 tutte le luci si sono accese su Sinner che tu ad agosto hai anche battuto nelle qualificazioni del Master 1000 di Cincinnati... «Jannik ha compiuto un ulteriore salto di qualità. Accanto ha le persone giuste che lo stanno aiutando a crescere. Ha soli 19 anni e dev’essere lasciato tranquillo, senza troppe pressioni. Cosa mi piace di più di lui? Tecnicamente come colpisce la pallina, sempre a tutta. E poi come affronta le varie situazioni, come gestisce le tensioni. Sembra un veterano». La stagione 2021 è all’orizzonte. Come ti stai preparando? «Dopo un paio di settimane di lavoro atletico con Pino Maiori, ho appena ripreso la racchetta in mano. Mi alleno a Siracusa, alla Cittadella dello Sport, con mio fratello Antonio che a 21 anni sta muovendo i primi passi nel tennis dei più grandi. Gradualmente cercherò di raggiungere la condizione di forma ideale, rimanendo sempre a casa, ad Avola». Debutto previsto, epidemia permettendo, nella trasferta australiana? «Aspettiamo notizie ufficiali. In questo momento il programma prevede la partenza per l’Australia a metà gennaio per giocare subito l’Atp Cup o un 250 prima di scendere in campo a febbraio a Melbourne per il primo Slam dell’anno». 76 della classifica mondiale: bel numero, gratificante posizione. «Ho la consapevolezza di aver raggiunto un traguardo di rilievo. A Paolo Cannova ho sempre detto che un grande obiettivo, quasi un sogno, è entrare nei primi 50. Adesso, per come sto lavorando e giocando, 50 non mi basta più e non mi voglio porre limiti. Con umiltà, penso di poter ambire a un livello ancora più alto. Devo soltanto crederci». E il matrimonio con il Ct Vela prosegue felicemente… «Una grande famiglia è entrata due anni fa nella mia vita e io sono orgoglioso. Peccato che l’ultimo campionato non sia andato come speravamo, ma contro il Park Genova non siamo stati fortunati. Ma il rapporto con il circolo va ben oltre la A1 e mi fa molto piacere che Antonio Barbera pochi giorni fa sia stato confermato alla presidenza».

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