Luis Suarez, allora attaccante del Barcellona, si propose alla Juventus «con un sms» e al presidente del bianconeri Andrea Agnelli lo disse il suo vice Pavel Nedved «durante un pranzo, mi pare a fine agosto». Fu poi «per logica Paratici», il direttore sportivo, a informarlo dell’impossibilità del tesseramento. Anche se il numero uno bianconero non ricorda «esattamente» chi gli riferì la cosa. E seppe «dai giornali» dell’esame per la conoscenza dell’italiano sostenuto dal giocatore all’Università per Stranieri di Perugia, una «farsa» secondo i pubblici ministeri che hanno indagato gli ex vertici di Palazzo Gallenga. E’ quanto emerge dalla deposizione resa da Agnelli, come testimone, davanti al procuratore Raffaele Cantone e ai sostituti Paolo Abbritti e Gianpaolo Mocetti. I magistrati nei giorni scorsi hanno notificato l’avviso di conclusione delle indagini all’ex rettrice Giuliana Grego Bolli, all’allora direttore generale Simone Olivieri, alla professoressa Stefania Spina e all’avvocato Maria Cesarina Turco. Falsità ideologica e rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio i reati ipotizzati a vario titolo (mentre è stato sospeso il procedimento a carico di Fabio Paratici, e dell’avvocato della stessa società Luigi Chiappero indagati per avere reso false informazioni al pubblico ministero). Tra gli atti del procedimento c'è anche la deposizione di Agnelli. Il presidente, ha spiegato che il modello di gestione della Juventus è articolato su un’area business e un’altra sportiva diretta da Paratici. «A lui - ha aggiunto - compete la scelta in relazione all’ingaggio dei calciatori. Naturalmente mi informa in modo occasionale e casuale; durante le mie visite al centro sportivo capita di essere aggiornato in merito alle opportunità in corso». Parlando quindi di Suarez, Agnelli ha ricordato che «in quel periodo erano in piedi diverse trattative per Dzeko, Milik, Cavani e Morata che è stato poi acquistato». Ha comunque spiegato che all’inizio del settembre scorso fu informato che l'ingaggio dell’attaccante uruguaiano era di «difficile realizzazione perché non aveva la cittadinanza comunitaria». Agnelli ha specificato di non essersi occupato delle "condizioni contrattuali in quanto le negoziazioni sono seguite dall’area sportiva». Alla domanda chi fu a informarlo dell’impossibilità del tesseramento di Suarez, il presidente della Juve ha risposto di non ricordare «esattamente». «Ma ritengo per logica Paratici - ha aggiunto - e questo, mi pare, al mio rientro in attività dopo un periodo di isolamento volontario, dovuto alla positività al Covid del presidente De Laurentis, che incontrai all’assemblea della Lega. Al mio rientro la società si stava già muovendo su Dzeko». «Non ricordo di essere stato informato di alcuna attività in corso» ha poi sottolineato Agnelli con i pm che gli chiedevano se avesse saputo delle procedure per ottenere la cittadinanza comunitaria da parte del calciatore (a questo serviva a Suarez l'attestato di conoscenza della lingua italiana conseguito alla Stranieri di Perugia). «So dell’esame di Suarez dai giornali - ha sostenuto - e ricordo che chiamai il calciatore in un’unica occasione, per ringraziarlo di essersi proposto per un inserimento nella nostra squadra». Agli atti dell’indagine anche la deposizione del già segretario generale della Juventus Maurizio Lombardo che parlando di una delle proposte inviate al legale di Suarez ha detto di avere prima chiesto il nulla osta a Paratici. «Paratici nel messaggio di risposta - ha aggiunto - mi ha scritto di mandarla prima al presidente Andrea Agnelli e poi all’avvocato del calciatore. Io risposi che avevo già mandato tale proposta al presidente un’ora prima, perché Paratici mi aveva detto di procedere in tal senso».