A 70 anni dall’impresa del grande Fausto Coppi, l’Alpe d’Huez continua a regalare emozioni e spettacolo. E’ la montagna più amata dai francesi, dove fin dalle prime ore dell’alba si accalcano per seguire dal vivo, e magari il più vicino possibile, la "scalata" dei loro beniamini. Oggi il colpo è riuscito allo scalatore britannico, di Leeds, Thomas Pidcock, oro olimpico nella mountain bike, ma oggi efficacissimo anche su strada. E’ dotato di scatto bruciante, e lo ha dimostrato facendo il vuoto quando mancavano una decina di chilometri al traguardo e davanti erano rimasti in cinque, fra i quali il redivivo Chris Froome e il "camoscio" abruzzese Giulio Ciccone. Proprio lui è stato il primo a perdere contatto quando Pidock ha dato la scossa al quintetto dei fuggitivi e, mano mano, che la strada salita, è stato risucchiato da chi era dietro lui: infatti Pogacar, desideroso di dare sempre spettacolo e di riscattarsi dopo la "bambola" di ieri, con una serie di scatti ha tentato di staccare la maglia gialla Vingegaard, che però gli è rimasto sempre attaccato, e alla fine il Cannibale sloveno si è dovuto accontentare di sprintare per il quinto posto, che lo ha collocato alle spalle, oltre che di Pidcock, del sudafricano Meintjes, di Froome e dell’americano Powless, il primo "attaccante" di giornata, e il cui padre è per metà Oneida, una tribù della Nazione Irochese, mentre la madre corse la maratona dell’Olimpiade di Barcellona 1992. In classifica non è cambiato nulla, con Vingegaard (che oggi ha beneficiato del grandissimo lavoro del suo gregario Kuss) in giallo, con 2'22'' su Pogacar e 2'26'' su Geraint Thomas. Lo sconfitto di giornata, purtroppo per i francesi, è il corridore di casa Romain Bardet che ha perso una ventina di secondi sugli altri uomini di classifica, dove ora è al quarto posto. «Va bene così- il suo commento -, ho avuto un colpo di calore, avevo i brividi e le gambe dure, ed è moltissimo che io sia riuscito ad arrivare undicesimo».
In lacrime, dopo aver tagliato il traguardo, Pidcock, secondo britannico a vincere su questa cima, quattro anni dopo Geraint Thomas. «E' semplicemente fantastico, una delle giornate più belle della mia vita - le sue parole fra le lacrime -. Ancora non ci credo, ho ottenuto la mia prima vittoria al Tour proprio sull'Alpe d’Huez. Sapevo che dovevo resistere al Galibier per poi giocare le mie carte. La salita all’Alpe d’Huez? Non l’ho mai visto, c'erano così tanti spettatori, le bandiere... Non c'è un’emozione più forte». Meno soddisfatto Pogacar, convinto che «in questa tappa avrei potuto fare meglio - dice lo sloveno -. Quando ho provato ad attaccare, Jonas (Vingegaard ndr) non ha mai contrattaccato, cosa che mi sarebbe piaciuta e mi avrebbe permesso di rispondere a mia volta. Però lui mi ha semplicemente seguito, e io non ero abbastanza forte per poterlo staccare. Ma la strada è ancora lunga, alla fine del Tour manca ancora molto e sono pronto per le tappe a venire».
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