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Milan col 3-5-2: più che rivoluzione, rischio di pietra tombale sul "piolismo"

Dopo avere costruito un progetto tecnico con un'identità ben precisa, assecondata dalle scelte di mercato, i rossoneri hanno cambiato volto tattico ma non sono apparsi più solidi, anzi. Diversi i motivi del crollo di gennaio, ma ora il progetto tecnico sembra a un bivio

3-5-2 panacea di tutti i mali del Milan? Difficile lo sia, anzi questa scelta "traumatica" rischia di accentuare una crisi iniziata negli sciagurati minuti finali della sfida pareggiata contro la Roma. Un modulo tattico che doveva fungere da scossa ma sbugiarda mesi e mesi di lavoro, strategie di mercato in questa direzione orientate, mettendo in difficoltà interpreti abituati a recitare altri ruoli e che per questo avrebbero bisogno di più tempo per l'assimilazione, ma soprattutto di quella serenità (al momento è ai minimi storici). Leao lasciato fuori nelle ultime dovrebbe agire da seconda punta contro il Torino, più vicino alla porta ma eliminando quel binario con Theo che ha fatto le fortune del Diavolo. Senza Bennacer ha agito da play Krunic, che nasce mezzala e al Milan aveva fin qui fatto esterno, trequartista e centrale ma a due. Messias aveva ricoperto la mattonella di interno al Crotone ma in questo frangente serve molto di più, tanto che Stefano Pioli nella ripresa del derby ha inserito Diaz passando al 3-4-1-2.

Cambiare ci poteva stare, per dare maggiore spessore e sicurezze alla mediana, chiudendo gli spazi, stringendo i reparti. Quando si muta nei momenti di difficoltà, di solito lo si fa appunto per ritrovare certezze, mentre il secondo derby consecutivo perso contro l'Inter ha mostrato una squadra rossonera totalmente svuotata della propria identità, a tratti impaurita, di certo lontana parente di quella del 2022. Tutto il contrario di ciò che serve quando la casa brucia. Bisogna rafforzare gli assiomi e la solidità. Non sarebbe stato più semplice passare a un 4-3-3 con l'inserimento, ad esempio, di Pobega, che da terzo in mezzo l'anno scorso ha fatto molto bene a Torino? Ed invece è un altro di quelli che si è smarrito nei meandri di Milanello, poco impiegato anche se ha risposto sempre presente quando chiamato in causa. Misteri o sentenze di uno spogliatoio in cui si sono "persi", tra gli altri, Adli (più di tutti), Wrackx e Thiaw.

Non è l'unico motivo del crollo totale di gennaio, perché quando le cose non vanno, coincidono più fattori. Letali la condizione non ottimale di alcune pedine determinanti e il contributo limitato di altri tra infortuni (Maignan rientrerà a marzo, Ibra potrebbe tornare tra i convocati) e scelte di mercato rivelatesi (al momento) non soddisfacenti. E poi c'è l'aspetto mentale. Qualcosa si è rotto? Gli spifferi non fanno vento, molto passa dai risultati e quando non arrivano tutto si complica.

Pioli sta provando e mescolare le carte e ha fatto sapere che andrà avanti su questa strada, tecnica e tattica. Il progetto sportivo è dunque a un bivio: o si rilancia o è destinato definitivamente a naufragare dopo essere "passato" dall'ultimo scudetto, mentre in questo inizio di 2023 ha toccato il proprio punto più basso.

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