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Berrettini is back: la forza di Thor, la lucidità dei grandi. E se si ritrovasse a fronteggiare Nole? Domani gara-verità con il fenomeno Alcaraz

Una martellata dietro l'altra, Matteo Berrettini da Roma, si è ripreso l'appellativo di The Hammer. Troppo in fretta i soloni da tastiera lo avevano bollato come bollito, decotto. Quasi andato a male. Eppure, a 27 anni, si dovrebbe essere nel pieno delle forze, o no? E lo ha voluto dimostrare sul campo, Matteo Berrettini da Roma. Sia chiaro, il tennista azzurro non è ancora al livello del 2021 d'oro, quando colpo su colpo creava dei solchi sull'erba di mezza Europa. Finanche ai Championships, nel giardino preferito dai big server. A Wimbledon, due anni fa, aveva raggiunto il picco massimo della sua carriera, presentandosi in finale al cospetto di Nole Djokovic, recordman dei recordman; erbivoro secondo solo a re Roger Federer sull'erba londinese, quanto a trofei vinti. Una sconfitta che, nonostante la comprensibile amarezza, offrì nuove certezze al campione italiano (perché è di questo che si parla, guai a dimenticarlo). Non aveva fatto i conti con la sfortuna e un fisico tanto massiccio quanto fragile. Una sfiga dietro l'altra, appuntamenti importanti saltati a causa di ko alla vigilia fino alla mazzata che avrebbe steso anche un toro: il Covid, proprio a pochi giorni dall'edizione di Wimbledon dello scorso anno, che lo scaraventò fuori dal tabellone. Niente anti-Djokovic, a Londra. Poi, altri infortuni e illazioni su illazioni: “Vuoi vedere che i suoi malanni sono dovuti alla nuova e impegnativa relazione con Melissa Satta?”. Ha fatto scendere anche quello, digerendolo a fatica ma digerendolo. Narrazioni-social senza un fondamento, ma che possono fare male lo stesso. L'ultimo capolavoro dei suoi detrattori (“Cosa avrà mai fatto di male per meritarsi questa mattanza mediatica?”) è legato a un video diffuso (sempre sui social) che riguardava un allenamento pre-Wimbledon a ritmi troppo blandi: “Ma come crede di poter competere?”: questa la sintesi. E mentre in tanti preparavano il funerale londinese, Matteo Berrettini da Roma si nutriva di critiche e cattiverie e preparava la riscossa. Prima l'amico-avversario Sonego, che lo aveva battuto nettamente sull'erba qualche giorno prima: dopo un inizio in salita i primi sprazzi del vecchio The Hammer. La prova provata del suo ritorno il tris contro Zverev, altro mammasantissima del circuito. Al di là del punteggio, una grande prova di forza. Fisica e mentale. Come se Thor avesse ritrovato il suo Mjöllnir di colpo. Anche qualche giocata “di tocco” che non guasta mai. All'orizzonte il test della verità, contro il nuovo fenomeno del tennis mondiale, Alcaraz. Magari non gli riuscirà l'impresa di approdare ai quarti, ma intanto Matteo Berrettini da Roma ne ha fatto già ricredere in parecchi. E non sembra avere intenzione di fermarsi sul più bello.

 

 

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