La Reggina conoscerà oggi il suo destino. Si attende in giornata la sentenza del Consiglio di Stato sul ricorso contro l’esclusione dalla Serie B, dopo l’udienza di ieri. La discussione ha visto ancora una volta le ragioni del club amaranto contrapporsi a quelle delle altre parti, ma a determinare le valutazioni della parte giudicante saranno soprattutto le carte. Erano tanti i tifosi amaranto che hanno raggiunto Roma sin dalla mattina. Sono approdati nella Capitale con pullman e mezzi propri da ogni parte d’Italia. La voglia era quella di manifestare la propria presenza in un giorno importante per il club. L’immagine più bella resta sicuramente la loro, soprattutto per una prova di attaccamento così importante dopo due mesi difficilissimi.
L’udienza è iniziata dopo le 14 e i contenuti emersi sono apparsi non troppo distanti da quelli che avevano contraddistinto i passaggi precedenti della vicenda, Collegio di Garanzia dello Sport e Tar. Soprattutto nelle contestazioni che vengono mosse alla condotta del club amaranto dalle altre parti come la Figc o il controinteressato Brescia, pronto ad essere riammesso in B in caso di esclusione confermata per gli amaranto. Al fianco della Reggina c’erano Comune, Città Metropolitana e Regione Calabria con degli interventi “ad adiuvandum”.
Il più importante dei peccati attribuiti al club amaranto resta l’aver violato la perentorietà, con quel pagamento da circa 750.000 euro non versato entro il 20 giugno. Il riferimento è a quella ormai famosa pendenza erariale saldata a luglio, dopo la prima bocciatura Covisoc. La società aveva inizialmente seguito la scadenza indicata dalla sentenza di omologa del piano di ristrutturazione. Una situazione sanata quasi subito per certificare la buona fede legata soprattutto anche a quanto interpretato del comunicato ufficiale 169/A di aprile.
Per la Reggina quel comunicato indicava la possibilità di pagare seguendo il piano di ristrutturazione dal Tribunale. Molto più restrittiva è, invece, la visione in merito di chi contesta alla società amaranto il fatto che tutto andasse pagato entro il 20 giugno e i rischi legati all’omologa non definitiva.
Il club ritiene di poter essere iscritto alla B non essendo inadempiente al 20 giugno e oggi rischia di perdere il professionismo per quello che, secondo i legali amaranto, sarebbe un formalismo. Un’eventuale conclusione da definire beffarda, considerato che il club al 20 giugno aveva pagato oltre 5 milioni per chiudere la stagione 2022-23.
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