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OlimPILLS, Dorando Pietri: il garzone di pasticceria che domina la maratona di Londra e scomoda il papà di... Sherlock Holmes

Ha senso accostare la figura di Conan Doyle - Sir Arthur Conan Doyle - a quella di tal Dorando Pietri, garzone di pasticceria, figlio di contadini della Bassa Reggiana con il pallino della corsa? E no, Dorando da Correggio, non è uno dei personaggi secondari di Sherlock Holmes, opera cult del drammaturgo di Edimburgo che ha colorato di giallo la letteratura mondiale. Anzi, Dorando è quanto di più lontano dal personaggio principe dei romanzi di Doyle. Per intenderci, non lo vedremmo mai con una pipa, calzando vestiti aristocratici e con il kit delle dipendenze - dalla coca alla morfina - sempre pronto a portata di mano.

Dorando corre, non sa far altro. Si narra che in occasione della gara podistica di Carpi del 1904 si mise in scia del campionissimo dell’epoca, Luigi Pagliani detto Pericle, con indosso ancora la divisa da lavoro della Pasticceria Melli.

Non ha tempo di cambiarsi né possibilità di sfoggiare un outfit adeguato alla manifestazione sportiva. Non vince ma tiene clamorosamente il passo dei più forti. Pagliani incluso. Da lì è un crescendo rossiniano di vittorie continentali che porta Dorando Pietri - per i più distratti Petri - al via della maratona delle Olimpiadi di Londra del 1908. È il 24 luglio e per la prima volta nella storia il percorso si snoda su una distanza di poco oltre 42 chilometri. Il rappresentante azzurro - all’epoca i colori erano diversi - indossava al via una maglietta bianca e dei calzoncini rossi - appena 16 giorni prima era reduce dai 40 chilometri di Carpi. Una maratona vinta con pieno merito, ma molto dispendiosa. A Londra fa caldo. Un caldo insolito per le abitudini britanniche. Alle 14.33 la principessa del Galles dà lo start e in testa si piazzano i tre rappresentanti di casa. Pietri si gestisce e incalza i battistrada solo da metà gara in poi. Prende la testa della corsa al 39esimo chilometro, ma la rimonta non è gratis. Mancano lucidità ed energia. Riesce ad entrare nello stadio londinese per l’ultimo tratto di maratona mentre i 75mila spettatori impazziscono per lui. Poi, il crollo. L’atleta di Correggio sbaglia strada e imbocca il lato opposto della pista. A quel punto i giudici lo invitano a cambiare direzione, ma lo sbalzo improvviso di ritmo fa cadere Dorando. Un dramma. È senza forze. Mossi da compassione, i giudici londinesi lo raccattano letteralmente da terra e lo sorreggono fino al traguardo. Un’accortezza che costa a Dorando la squalifica. Beffa clamorosa. Il pubblico piange, è talmente entrato in empatia con l’eroe italico che vive la sconfitta sulla propria pelle. Ed è lì che il padre di Sherlock Holmes, Sir Arthur Conan Doyle, entra in gioco suggerendo alla regina Alessandra di consegnare un premio extra al campione emiliano. Niente medaglia ma una coppa dorata d’argento all’atleta “Famoso per non aver vinto”. Elementare, Dorando.    

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