Lo scrittore tedesco Bertolt Brecht aveva le idee chiare sul senso della vita: “Chi combatte rischia di perdere, ma chi non combatte ha già perso”. Ma per vincere non c’è una e una sola strada da seguire. Nella vita come nello sport. Soprattutto nello sport, c’è una lista robusta di atleti e atlete che hanno cercato di innovarsi e innovare. E così, con l’obiettivo di migliorare le loro performance, hanno finito col migliorare la propria disciplina sportiva. V’è pieno di esempi nel calcio. Herbert Chapman, allenatore dell’Arsenal negli anni ’30 inventò la marcatura a uomo. Circa mezzo secolo dopo Nils Liedholm propose la “zona”. Ma al di là degli schemi e delle posture tattiche, anche alcune giocate sono state profondamente innovatrici. Il cucchiaio di Panenka, ripreso con successo da Totti, il tiro a giro di Del Piero, la giravolta di Cruyff o la “veronica” di Zidane, passando in tempi più recenti al “coccodrillo” protettivo sui calci di punizione avversari sdoganato da Brozovic ma inventato nel 2013 dal brasiliano Ricardinho. E il tennis? Si pensi al rovescio a due mani, portato sui campi per la prima volta da Vivian McGrath, australiano degli anni 30’. Un colpo poi perfezionato da Bjorn Borg e da due dei Fab 4 che si sono spartiti gli Slam e gli altri tornei nel primo ventennio del 2000: Novak Djokovic e Andy Murray. La pattinatrice svizzera Denise Biellmann inventò una trottola personalizzata: girava su se stessa su un solo pattino mentre stringeva l’altro tra le mani. Ma senza ombra di dubbio il più grande innovatore della storia dello sport portava il nome di Dick Fosbury - morto lo scorso anno - atleta statunitense che cambiò per sempre il salto in alto. Come? Semplicemente… cambiando il salto. Prima dell’Olimpiade di Città del Messico del 1968, infatti, i saltatori superavano l’asticella scavalcandola e ponendosi in posizione ventrale. Con il “Fosbury Flop” cambia tutto perché da Dick in poi gli atleti effettuano una rotazione, spalle all’asticella e si adagiano di schiena sul materassino. E dire che, nonostante l’oro e il record che resistette per un paio di edizioni olimpiche, il gigante statunitense venne deriso da stampa e opinionisti per aver presentato questa tecnica bizzarra. Ma a ridere, in sostanza, fu soltanto lui. Che regalò all’atletica una tecnica talmente innovativa da essere presa a modello da tutti gli altisti di ogni epoca. “La storia è una galleria di quadri dove ci sono pochi originali e molte copie” disse Alexis de Tocqueville. E di sicuro nel museo dei capolavori sportivi di ogni epoca brilla l’opera di Dick Fosbury: talmente originale da essere stata copiata. Da tutti.