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OlimPILLS, l'impresa di Abebe Bikila: corre e vince la maratona di Roma del 1960... senza scarpe

Marcell Jacobs stracciò la concorrenza nell’Olimpiade di Tokyo 2021. Stravinse nei 100 metri e nella 4x100 portando l’Italia lassù, toccando altitudini inedite nella storia tricolore. Eppure, sua maestà Usain Bolt, l’irraggiungibile atleta giamaicano che di medaglie olimpiche (d’oro) ne portò a casa ben 8 (in quattro edizioni) pose la questione delle scarpe utilizzate da Jacobs per vincere le due gare. “Strane e ingiuste” gli aggettivi utilizzati per definire le Nike Maxfly sfoggiate dal campione azzurro. Una polemica che poi si è dissolta nel nulla.
Sessantun’anni prima, nella maratona di Roma del 1960, ci fu chi non si fece il minimo problema riguardo all’outfit da indossare. Va bene la canotta della sua Nazione, va bene i pantaloncini, ma niente scarpe. Già, niente scarpe. L’etiope Abebe Bikila scelse di correre i 42,195 chilometri della gara dell’Olimpiade capitolina completamente scalzo. Concordò questa scelta, prima della partenza, con il coach, uno svedese di origine finlandese, Onni Niskanen, quanto di più lontano dalla cultura africana. Eppure, accettò senza batter ciglio di fronte alla espressa richiesta del suo atleta. “Onni, sono abituato a vincere in questo modo ed è così che gareggerò”. Detto fatto. Bikila iniziò a sgambettare in mezzo a monumenti, ruderi e statue di ogni tipo, a piedi nudi. Dal Campidoglio fino all’arco di Costantino, passando per le terme di Caracalla, via Cristoforo Colombo, il raccordo anulare, via Ardeatina, via Laurentina e via Appia Antica. Tenendo testa ad atleti che “consumavano” le loro scarpe da ginnastica sull’asfalto. Anzi, erano gli altri a dover tenere testa all’avversario etiope, ma non ce la fecero perché Bikila tagliò per primo il traguardo, battendo anche il record del predecessore Zatopek.
Una scelta alquanto bizzarra e inedita che fruttò la medaglia d’oro. Ma anche uno schiaffo del popolo africano all’Occidente colonizzatore: “Ci siamo affrancati da voi, in barba alle vostre regole. Giochiamo con le nostre. E vinciamo”. E Bikila vinse anche la maratona dell’Olimpiade successiva. Si arrese solo all’età e a un gravissimo incidente che, nel 1969, lo paralizzò dalle gambe in giù. Non riuscì proprio a tornare a camminare, ma il suo amore per lo sport non si sbriciolò facilmente. Rappresentò l’Etiopia nel tiro con l’arco, nel tennistavolo e anche in una corsa di slitte, in Norvegia. Nel 1972 chiude la sua carriera partecipando ai Giochi paralimpici di Heidelberg nel tiro con l’arco. L’anno dopo, il cuore smise di battere. Ma il suo nome e quello dell’Etiopia pulsano ancora. E la leggenda dell’uomo venuta dall’Africa che attraversò Roma senza scarpe, vincendo l’Olimpiade, è ancora viva. Vivissima.

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