Massimo Spinella, reduce da un prestigioso sesto posto centrato nel poligono di Chateauroux al termine della finale della pistola automatica a 25 metri, è rientrato in riva allo Stretto, visibilmente soddisfatto dopo il risultato conseguito di fronte a dei formidabili avversari, primi fra tutti i cinesi Li Yuehong (oro) e Wang Xinje (bronzo) e il sudcoreano Cho (argento). Al campione delle Fiamme Gialle è stata riservata un’accoglienza particolarmente festosa e ad attenderlo all’aeroporto c’erano i suoi familiari, i dirigenti e gli atleti della sezione reggina del tiro a segno di via Padre Catanoso, numerosi amici e sportivi che gli hanno destinato una grande ovazione. Il reggino, con il suo brillante piazzamento, ha eguagliato la sesta piazza che, nel lontano 1972, un altro suo concittadino aveva ottenuto, nella lotta greco romana, alle Olimpiadi di Monaco. Si trattava di Lorenzo Calafiore che, dopo aver iniziato a praticare la lotta con la società Fortitudo 1903, nella palestra dell’ex-Gil, si è poi trasferito a Torino dove ha proseguito a portare avanti la sua passione nel Gruppo Sportivo Fiat, dove gli era stato offerto un lavoro alla Sisport. «La presenza di tante persone convenute in aeroporto mi ha colto di sorpresa – afferma l’olimpionico – non mi aspettavo tanto calore. Avevo preparato il mio esordio alle Olimpiadi molto bene dal punto di vista mentale, sia quando mi allenavo a Reggio che quando ero in raduno con la nazionale e l’approccio con tanti pluricampioni non mi ha per nulla condizionato prova ne sia che dopo i primi trenta colpi della qualificazione mi trovavo al terzo posto. Nella seconda parte della gara ho avuto una leggera flessione, pur se ero consapevole che stavo andando bene. Il mio finale di gara mi ha consentito di riprendere quota per chiudere in quinta posizione». Una notte trascorsa quasi insonne, prima della finale che ha messo di fronte i sei migliori tiratori e, a distanza di appena 24 ore, il meritato coinvolgimento nell’atto conclusivo di un torneo che lo vedeva annoverato tra i più forti atleti della specialità. «Al termine della prima giornata non avevo realizzato quanto ero riuscito ad ottenere - evidenzia il reggino - e solo attraverso lo smisurato entusiasmo manifestatomi dallo “staff” azzurro, dal mio allenatore Paolo Basile e dal figlio Antonio, da mia madre e dalla mia fidanzata, tutti a sostenermi durante l’intera competizione, ho potuto comprendere che la strada che avevo imboccato era veramente quella a lungo agognata. A dire il vero la notte ho dormito poco, poiché sapevo che il giorno dopo mi sarei giocato qualcosa di importante ed è stato tutto davvero emozionante. Forse il mio iniziale uno su cinque è stato molto penalizzante e, quindi, ho dovuto proseguire in salita. Ma, allo stesso tempo mi ha dato una bella sveglia, perché da lì in poi ho tirato molto meglio. In pratica posso dire di avere giocato malissimo per 80’ e, poi, nel finale, non ho avuto il tempo di rimetterla a mio favore. Comunque ho portato a termine la gara visibilmente soddisfatto, anche per la maniera in cui ho provato a reagire». Adesso, dopo questo piazzamento, la sua ascesa nel “ranking” mondiale sarà decisamente più significativa rispetto al 13° posto con il quale si è presentato a Parigi. Ci sarà modo per riprendere a lavorare in funzione di Los Angeles 2028. «Resta ancora da affrontare un’ulteriore gara che è la Coppa del Mondo che sarà ospitata a Nuova Delhi, verso la metà del mese di ottobre - conclude il campione delle Fiamme Gialle - ma resto in attesa di conoscere i punteggi che verranno assegnati. Sono soddisfatto del lavoro che ho fin qui svolto ed ecco perché la prima dedica la rivolgo a me stesso, ma non per una forma di egoismo. E, poi, non posso che ringraziare la mia famiglia, il mio allenatore Paolo Basile, il presidente regionale dell’Uits Luigi Tripodi, l’intero staff azzurro e,in particolar modo, le Fiamme Gialle». Massimo Spinella è rientrato a Reggio in tempo per festeggiare il suo venticinquesimo compleanno, per poi concedersi qualche settimana di meritato riposo, prima di riprendere la preparazione con il pensiero rivolto al prossimo impegno iridato in terra indiana, dove avrà modo di un ulteriore confronto con i “big” di questa disciplina.