«La mia partita non è finita». Parola del presidente del Coni, Giovanni Malagò, in una intervista rilasciata al Corriere dello Sport dopo la chiusura delle Olimpiadi di Parigi. «Io vorrei dare seguito al lavoro di questi anni, si chiama spirito di servizio - aggiunge Malagò -, il desiderio personale è quello di completare il percorso arrivando fino a Taranto e alle Olimpiadi del 2026, eventi per i quali mi sono esposto come non mai, cosa che mi viene internazionalmente riconosciuta. Milano-Cortina e Taranto sono frutto dell’attività di lobbing con i miei colleghi». Adriano Galliani, l’uomo delle sintesi impeccabili, ha posto questa domanda: perché si pretendono le dimissioni di un presidente che perde un Europeo o un Mondiale e non si invoca la conferma di chi invece esce vincitore da due Olimpiadi?
«Penso - risponde Malagò - che non sia una domanda di circostanza. Di Adriano sono amico di lunga data, abbiamo condiviso molte scelte politico-sportive. Lui conosce benissimo questo mondo e sa che le spinte contrarie sono esclusivamente politiche, non hanno niente a che fare con lo sport». Un altro endorsement registrato dopo l’intervista al ministro Abodi, è quello di Franco Carraro. «Carraro conosce da sempre la mia famiglia, prova affetto e stima nei miei confronti e ha un’esperienza di cose federali e sportive unica e irripetibile. Non vorrei sembrare poco elegante, ma dal 90% degli organismi sportivi, atleti inclusi, ho ricevuto segnali molto positivi, affettuosi e chiari. Inoltre non si può trascurare il consenso del 67% dell’elettorato qualificato. Ho letto anche le parole di Luca (Montezemolo), mi hanno fatto molto piacere... Tra me e il ministro non c'è nulla di personale, tuttavia mi chiedo cosa sarebbe successo, a parti invertite, se a 5 giorni dalla chiusura dei Giochi avessi dichiarato che lui avrebbe dovuto lasciare». Qualcosa Abodi ha smosso, in fondo le ha fatto un favore. «Almeno venti atleti mi hanno chiesto se era vero che li stavo lasciando - precisa il n.1 del Coni - comunque da Andrea non me lo sarei mai aspettato». Dalla poltrona ci si può alzare? «Certo, ma non prima che la partita sia finita - conclude Malagò -, soprattutto se si sta vincendo. Come faccio a perdermi il finale?».
Zaia: "Io al posto di Malagò? Ormai sono candidato a tutto"
«Ormai sono candidato a tutto quello che che passa per la strada. Ho avuto candidature in Europa, al commissario europeo, alla presidenza del Consiglio dappertutto, in vari ministeri vari e come sindaco di Venezia. Mi mancava il palmarès con la candidatura del Coni. Insomma lasciatemi finire il mandato alla Regione del Veneto che sarà meno di dodici mesi». Così il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, riferendosi alle varie indiscrezioni dei media circa il suo futuro, per il quale lo indicherebbero al vertice del Coni, alla scadenza del suo mandato regionale nel maggio 2025 che coinciderebbe con il pensionamento dell’attuale presidente del Coni, Giovanni Malagò. Alla domanda se piacerebbe un incarico simile, Zaia ha replicato: "Non esprimo nessun giudizio e desiderio, tantomeno compiacimento visto e considerato che questa domanda me la potreste fare su tutte le cariche che mi hanno attribuito e quindi dire qualsiasi cosa lo troverei ridicolo».
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