Lunedì 28 Aprile 2025

Brignone, ci vuole Fede per la rimonta a 5 cerchi. Operata a 10 mesi da Milano-Cortina. I casi Goggia, Baresi e Chechi

Frattura scomposta pluriframmentaria del piatto tibiale e della testa del perone della gamba sinistra. Più la rottura del crociato. Suona un po' come una sentenza. Soprattutto a 10 mesi dal sogno a invernale a 5 cerchi cullato da Federica Brignone così comune da tutta Italia. E così, a distanza di 4 anni, la storia si ripete. Nel 2022 toccò a Sofia Goggia attraversare le foche caudine della riabilitazione. E la sciatrice bergamasca riuscì addirittura nell'impresa di presentarsi al via della kermesse olimpionica di Pechino nonostante avesse maciullato il ginocchio meno di 30 giorni prima. Compì letteralmente un'impresa - condita anche da un folle secondo posto - ma fu agevolata dal fatto che un filino di legamento restò e le fratture non furono talmente scomposte da richiedere uno stop più lungo. Però l'impresa ebbe comunque del clamoroso. E Brignone? Se tutto dovesse andare come si spera (già operata) i tempi di recupero si aggirerebbero tra i 6 e gli 8 mesi, ovvero sarebbe abile e arruolabile a circa 90 giorni dalle Olimpiadi. Brignone avrà circa un mese e mezzo per mettersi sugli sci e provare l'impresa titanica di essere competitiva. Mentre le altre avranno già pompato i muscoli e alimentato sogni da medaglia nella stagione regolare. Ma nello sport succede. Agli italiani spessissimo.

Tutti gli altri casi più eclatanti

Detto di Sofia Goggia e Federica Brignone, non resta che ripescare dagli altri sport, a cominciare dal calcio e da uno dei calciatori che in carriera ha dovuto dribblare più la iella che gli avversari (la seconda abilità, peraltro, era la specialità della casa): Pepito Rossi. Nel 2014, a pochi mesi dai mondiali brasiliani, si fece male al ginocchio (uno dei tanti ko) proprio a margine di una grande stagione con la Fiorentina (16 gol in 21 presenze): niente convocazione. E che dire di Paolo Maldini, che giocò i maledetti Mondiali di Corea e Giappone in non perfette condizioni fisiche a causa di un infortunio che ne aveva addirittura messo a repentaglio la partenza in Asia. Andando ancora più a ritroso, da segnalare il clamoroso recupero-lampo di Franco Baresi ai Mondiali di Usa 94: menisco rotto, operazione e fascia da capitano nella finalissima contro il Brasile... tutto nel giro di pochi giorni. Anche Marco Pantani accumulò un discreto credito con la fortuna (e non solo): tra i ko primeggia la rottura della gamba nel 1995 durante la Milano-Torino che gli precluse la partecipazione a Giro e Tour, proprio nei mesi in cui andava fortissimo. A Gianmarco Tamberi bisognerebbe darla ad honorem una medaglia olimpica bonus, perché se a Tokyo vinse insieme a Barshim l'oro più bello, gliene manca almeno uno, prima e dopo il trionfo nipponico: saltò l'Olimpiade del 2016 a causa della rottura della gamba a poche settimane dal via e nei recenti Giochi parigini, dopo aver perso la fede nella Senna durante la cerimonia d'apertura (a posteriori, un presagio di sventura...), è stato frenato clamorosamente da coliche renali che lo costrinsero a gareggiare in condizioni pietose. Finale dedicato a un gigante travestito da nano come Yuri Chechi, che riuscì a centrare un bronzo Olimpico, ad Atene, nonostante fosse reduce da... un ritiro causato da un infortunio pazzesco. Storie di sport, storie di rimonte clamorose. Perché gli italiani ce l'hanno nel Dna l'arte di opporsi al destino avverso. E Federica Brignone s'iscriverà al club con la classe e la determinazione di sempre, guai a dubitarne.

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