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Jannik e quei fantasmi da scacciare

Sarà un'altra battaglia che Sinner potrà giocare alla pari solo se nelle ore che precedono l'incontro riuscirà a chiudere ogni varco all'atroce beffa di Parigi

Ci sono sconfitte nello sport che lasciano ferite profonde. Difficili da rimarginare, anche nelle carriere più straordinarie. Quella di un mese fa, patita da Jannik Sinner in finale sul centrale del Roland Garros contro Alcaraz, con tre match ball consecutivi al terzo set non sfruttati, la soglia del paradiso a un passo, salvo ritrovarsi all'inferno tre ore dopo, è una di quelle. Lascia tracce non solo nel corpo (5 ore e mezza di battaglia con epilogo al super-tiebreak del quinto), ma anche nella mente.

Nella consapevolezza che si ha di sé, che ti sei costruita partita dopo partita, vittoria dopo vittoria, impresa dopo impresa. E scatena fantasmi quando ti ritrovi davanti quell'avversario che, in una determinata circostanza, ti ha piegato negandoti l'Olimpo proprio mentre le porte di una dimensione imperitura e solenne ti apparivano già spalancate.

Chissà se quei fantasmi stanno aleggiando nella mente di Jannik, che pure ci è sempre parso un marziano sotto il profilo della forza psicologica in campo.

A poche ore da una sfida che vale quanto o più del Roland Garros, la finale di Wimbledon, il torneo più prestigioso al mondo nel luogo tennistico più straordinario al mondo, dove - per raccontarne una - gli aspiranti soci vengono sottoposti a "risonanze magnetiche sociali" che non trovano paragoni in nessun altro club del pianeta. Dunque ci risiamo, come pure era prevedibile. Jannik contro Carlos sulla sacra erba del Centre Court.

I due numeri uno del tennis mondiale che hanno fatto il vuoto, perché non vi è "top Ten" che in qualche modo possa insidiarli. E sarà un'altra battaglia, che Sinner potrà giocare alla pari solo se nelle ore che precedono l'incontro riuscirà a chiudere ogni varco ai...fantasmi. Ed è l'aspetto su cui dovranno lavorare in questo frangente i due coach Simone Vagnozzi e Darren Cahill.

Sul piano tecnico sarà una partita allo specchio, pur ritenendo che Carlitos possa far leva su più carte: seconda palla di servizio più veloce e incisiva, maggiore capacità di variare il ritmo, l'opzione della discesa a rete. Jannik dovrà tenere il ritmo alto, come ha fatto per due ore e mezza a Parigi. Ogni match ha una sua storia, sarà ancora una sfida epica e ne seguiranno altre. C'è un italiano in campo, e a questo non eravamo abituati. Un motivo in più per godersela.

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