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Il lessico della tv. Tesoro, ma come parli? Lo sai che così...non mi arrivi? Grazie davvero

Locuzioni o modi di dire ripetuti e sottolineati, che ci hanno portato a riflettere su ciò che dovrebbero comunicare e, quello che, a nostro avviso, è il loro significato effettivo

Fabio Fazio, l'inventore di "Grazie davvero"
Fabio Fazio, l'inventore di "Grazie davvero"

Abbiamo scoperto di essere lessicamente diversi guardando la tv, ma soprattutto prestando attenzione ad alcune espressioni che vari personaggi e programmi hanno comunemente adottato e che sono diventate una cifra della loro comunicazione verbale. Non ci riferiamo ai tormentoni, che rientrano in una categoria a sé stante e che proprio per la loro reiterazione assumono una connotazione comica, ma proprio di locuzioni o modi di dire ripetuti e sottolineati, che ci hanno portato a riflettere su ciò che dovrebbero comunicare e, quello che, a nostro avviso, è il loro significato effettivo. Insomma, laddove Gramellini nella sua trasmissione su Raitre valorizza le parole della settimana nel loro significato significante, noi ci permettiamo di evidenziare la loro insignificante vuotaggine.
Esempio 1. Amore e tesoro sono due parole delle quali la tv contemporanea abbonda e non solo in periodo sanremese, perché al GF tutti i concorrenti fra loro si appellano empaticamente con “amore” e “tesoro”, ma poi sparlano, litigano, si accapigliano e si giurano odio eterno per i prossimi reality. Non sarebbe meglio se si chiamassero per nome lasciando l’amore ai poeti e il tesoro ai pirati?
Esempio 2. Al principio fu Fabio Fazio, poi l’abitudine si è diffusa fra altri conduttori che quando devono accomiatarsi dall’ospite lo salutano con grazie davvero. E perché? Sul vocabolario il significato dell’avverbio «davvero» è «veramente, seriamente». Ne deduciamo che un grazie semplice era per finta e che ringraziare senza aggiungere «davvero» non vale.
Esempio 3. Nel tempo in cui siamo stati giovani, il lessico amoroso era sicuramente più diretto e meno criptico, se qualcuno ci interessava, gli dicevamo “mi piaci”, diversamente con un “sei tanto simpatico”, archiviavamo la vicenda. Ma anche le formule del corteggiamento cambiano. Se alla quarta esterna il corteggiatore è titubante, dopo una serie di rivendicazioni sindacali sulla modalità di approccio, viene liquidato con un Non mi arrivi, manco fosse un pacco di cui il corriere sta ritardando la consegna. Viceversa, se comincia ad esservi empatia, da «Mi sei arrivato/a», tale da significare che il treno del tronista è giunto in orario, si può passare a «Mi emozioni» che, però, non è proprio un giuramento di amore eterno, visto che secondo il vocabolario l’emozione è uno stato di turbamento momentaneo, che può derivare per reazione da una percezione positiva ma anche negativa. Insomma, un bel ripasso sui testi di Battisti-Mogol, potrebbe essere utile per capire che Pensieri e parole a casaccio non sempre scatenano emozioni.

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