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Penso che un sogno così, Beppe Fiorello: "Io, papà e il mito di Modugno"

Sarà l'adattamento tv dello spettacolo che ha viaggiato lungo l’Italia per 300 serate, dedicato a suo padre e a Domenico Modugno...ma non solo

«Mi sono sempre chiesto perché lo spettatore avrebbe dovuto essere interessato alla mia vita... ma a teatro ho capito che questa storia era diventata universale. Mi sono reso conto che tutti abbiamo una storia da raccontare. Porto in scena un padre come tanti, una famiglia come tante. La nostra è legata dalla colonna sonora di Domenico Modugno e qui parte un gioco di specchi tra mio padre e Modugno. E in mezzo, ci sono io, che sono diventato attore. Regalo una parte della mia famiglia e a loro quei silenzi di me bambino ora decifrati e risolti».

Giuseppe Fiorello porta su Rai1 (l'11 gennaio, prodotto da Friends &Partners) 'Penso che un sogno così', adattamento tv dello spettacolo che ha viaggiato lungo l’Italia per 300 serate, dedicato a suo padre e a Domenico Modugno ma non solo. «Sorvolo la mia infanzia, la Sicilia e l’Italia di quegli anni, le facce, le persone: tra ricordi autobiografici, musica, e tematiche importanti», dice l’attore che racconta due vite distanti, parallele e unite da tanti dettagli, a cominciare dalla somiglianza fisica fino a quella dell’anima: quella di suo padre, morto a soli 58 anni quando lui ne aveva 20.

Il mito di Modugno, come spiegato oggi nel corso della presentazione web alla stampa dallo stesso Giuseppe Fiorello, dal direttore di Rai1 Stefano Coletta e dal regista Duccio Forzano, rivive nei ricordi di un bambino siciliano riflessivo, per arrivare poi al magico destino che lo ha scelto come interprete di mister Volare, con un sottofondo di canzoni che hanno segnato momenti della sua vita, accompagnando prima i suoi sogni di ragazzo e poi le consapevolezze della maturità.

Nel racconto si inseriranno vari ospiti ("ognuno di loro sarà parte stessa di questa narrazione, non verranno introdotti con una presentazione") tra cui Eleonora Abbagnato che «danzerà sulle note di una canzone scritta da Pasolini per Modugno», Francesca Chillemi, Pierfrancesco Favino, Paola Turci, Serena Rossi. Atteso il fratello Rosario.

Beppe ammette: «Vedrete un Fiore inedito, (in un promo lo si intravede in divisa, potrebbe interpretare il padre, ndr). Sarà molto intenso, in tanti anni non ci siamo forse mai guardati così». Sarà un racconto basato su temi universali come la famiglia, il lavoro, il progresso e l’immigrazione dei nostri nonni. In un "volo immaginario Giuseppe Fiorello invita i protagonisti della sua vita ad uscire dalla memoria. In parallelo, viene raccontata la crescita musicale di Modugno che, con le sue canzoni, ha accompagnato la vita della famiglia Fiorello: ogni scena avrà infatti il suo sottofondo musicale. Sul palco, oltre ad un corpo di ballo straordinario, anche due musicisti d’eccezione: Daniele Bonaviri, uno dei più bravi chitarristi italiani, e Fabrizio Palma, musicista e arrangiatore. Fa notare il direttore di Rai1 Stefano Coletta: «Per tutto ciò che stiamo attraversando, non è retorica, abbiamo bisogno di bellezza, di speranza.

Non possiamo andare a teatro e questa è la prova che la Rai può dare voce a queste arti». Giuseppe Fiorello: «Dedico questo spettacolo a mia madre Sarina, unico vero amore di papà, e alla signora Franca, la moglie di Modugno. Tutto è nato per caso, è nato grazie ad un’ispirazione. Ero in Sicilia sotto l’ombrellone, avevo terminato un libro, Open di Agassi. Ho avuto un’ispirazione. Con mio padre avevo un rapporto di grande dolcezza, di grande fisicità, di calore. Attorno a me avevo pezzi di vita. Ho voluto restituire qualcosa a quell'uomo andato via troppo presto.

E’ un omaggio alla mia famiglia, ci sono anche tratti di vera commedia all’italiana». Poi ricorda: "Mio padre amava particolarmente una canzone di Modugno, Amata terra mia. Nello spettacolo, ci sarà un momento molto particolare su quelle note». «Modugno e mio padre si somigliavano molto anche nel carisma. Sono stati uomini che avevano visto qualcosa di forte come la guerra. Entrambi erano ragazzi che avevano voglia di emergere. Modugno trovò il coraggio di partire a Roma, mio padre ebbe il coraggio di rimanere in Sicilia. La vita è fatta di attimi di coraggio», dice ancora l’attore. «Lo show televisivo ha tutto dello spettacolo teatrale tranne un elemento fondamentale. Non è stata una nostra decisione. Sto parlando ovviamente del pubblico, il pubblico dal vivo che avrebbe reso questo racconto un rito.

Abbiamo scelto di lasciare questo spazio vuoto, di non colmarlo, alla fine, di lasciare questi silenzi che saranno dei silenzi poetici, silenzi «meravigliosi» di un pubblico che non c'è. In questo racconto, c'è molta magia. Non sarà un programma televisivo classico. Mio padre non si metteva a fare il padre. Mi ha insegnato le cose, facendole e non spiegandomele. Aveva una visione straordinariamente positiva della vita. Per lui, tutto era possibile. Io, di questo, sono meno capace. Ero un bambino molto timido, finivo sotto i tavoli, l’unico in una famiglia di estrosi compresa mia zia che teneva banco a suon di barzellette bevendo litri di coca cola. Rosario - conclude - erano tutti convinti che sarebbe finito in televisione».

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