Quando William Shakespeare scriveva «Siamo fatti anche noi della materia di cui son fatti i sogni», non sapeva che il sogno di Beppe Fiorello sarebbe diventato quasi un’ossessione. Dopo il successo teatrale, “Penso che un sogno così”, con il quale Beppe Fiorello ha portato sul palcoscenico la vita e le opere di Domenico Modugno, è stato adattato per la tv su Raiuno lunedì. Una serata evento tutta giocata nel ricordo del grande artista e di Nicola Fiorello, in forza alla Guardia di Finanza, amante della musica, bello e solare, padre di Beppe e di altri tre figli, oggi tutti noti al grande pubblico. Non sempre, però, ciò che in teatro rapisce l’attenzione per quel magico filo che si crea fra attore e spettatore può essere replicato in tv, dove l’affabulazione da sola non è sufficiente a fermare la concentrazione del telespettatore. La prova tangibile è negli ascolti impietosi: Raiuno ha totalizzato infatti poco più del 12% di share, a fronte del 19% e oltre del diretto competitor GFVip su Canale 5. E non è stata affatto una sorpresa. Il racconto, incentrato sul gioco di specchi fra la figura paterna e Domenico Modugno, alla fine ci è risultato non solo sbilanciato, ma soprattutto monocorde. A parte il fratello Rosario, infatti, altre guest star, come Pierfrancesco Favino o Francesca Chillemi, sono state utilizzate come ologrammi. Poi, purtroppo, le differenze nell’esposizione contano, e in tv si avvertono. Che per i fratelli Fiorello la vita familiare sia dominante non è un mistero, ma altre volte abbiamo visto come Rosario Fiorello renda l’aneddotica domestica con ironia, raccontando con leggerezza una vita spensierata e scapestrata, senza però renderla ridicola, ma anzi dando spessore e contenuto alla semplicità di una famiglia normale. Nell’infinito monotono monologo del fratello Beppe, invece, a risaltare era la prospettiva di figlio devoto, l’innalzamento sul piedistallo di un padre la cui morte prematura e improvvisa è stata, certamente, traumatica, ma non per questo la semplicità di un’esistenza deve essere agiograficamente rappresentata. Né la figura di Domenico Modugno rendeva il paragone totalmente comprensibile, perché venivano messe in parallelo vite diverse, accomunate solo dal comune sentire della musica, con una forzata analogia. Insomma, senza nulla togliere alla bravura di Beppe Fiorello attore di fiction o nelle capacità canore esibite durante lo spettacolo, non bastano due numi tutelari come Modugno e il padre a farlo diventare one man show. Senza dimenticare, fra l’altro, che i sogni, appunto, nascono durante il sonno.