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Tra mistero e crime: le indagini di Ricciardi, il commissario di Napoli

Sei puntate tratte dai romanzi di Maurizio de Giovanni

Lino Guanciale è Luigi Alfredo Ricciardi, l'investigatore con un "dono"
Lino Guanciale è Luigi Alfredo Ricciardi, l'investigatore con un "dono"

Ancora una Napoli in chiaroscuro per un’attesa serie di Rai1, in programmazione da domani (ore 21.25) in sei puntate. “Il Commissario Ricciardi”, tratto dai romanzi di Maurizio De Giovanni (Einaudi), si preannuncia infatti come un racconto coinvolgente che ingloba generi diversi, dal giallo al melò, al mystery, per approdare ad una riflessione sul senso ultimo della vita e del dolore. La regia è di Alessandro D’Alatri e la produzione di Rai Fiction e Clemart.

La storia porta nella Napoli del 1932, come sfondo alle indagini del commissario di polizia Luigi Alfredo Ricciardi (Lino Guanciale), dotato di un dono speciale che per lui è anche una maledizione. Come la madre, il commissario riesce a vedere i fantasmi di persone morte in modo violento e ne ascolta l’ultimo pensiero. Una peculiarità che lo aiuta nelle indagini, ma congela la sua vita affettiva, inducendolo ad evitare qualsiasi coinvolgimento sentimentale per vivere una solitudine condivisa con la governante Rosa (Nunzia Schiano). Due donne però, Enrica (Maria Vera Ratti), il vero amore, e Livia (Serena Iansiti), incarnazione di sensualità e passione, faranno breccia in questa vita priva di slanci.
Affiancano il commissario nel suo lavoro il fido brigadiere Maione (Antonio Milo) e il medico legale antifascista Modo (Enrico Iannello), uniche persone di cui Ricciardi si fida. La serie è stata presentata in videoconferenza dal regista Alessandro D’Alatri con i protagonisti Lino Guanciale, Serena Iansiti, Maria Vera Ratti e Antonio Milo. Nel cast anche Peppe Servillo, Fabrizia Sacchi, Mario Pirrello e Adriano Falivene. Un progetto ambizioso, di grandi numeri (350 ruoli in 6 puntate e 28 settimane di riprese), che, attraversando vari registri narrativi e più linguaggi, mostra le istanze della società degli anni 30. Ma soprattutto una fiction con un’ambientazione storica che non ha precedenti, come afferma il regista D’Alatri.
«È stata l’esperienza più difficile e più bella della mia carriera – ha detto – per la mole narrativa imponente che spazia tra detection, sentimentale e paranormale. Ma lo sforzo maggiore è stato quello di ricostruire un immaginario degli anni Trenta, operazione mai fatta per una fiction tv, con una Napoli completamente diversa da quella attuale. I quartieri Spagnoli e il Rione Sanità sono stati infatti ricostruiti a Taranto, sfruttando la somiglianza di alcune location con la Napoli del periodo fascista».

Trait d’union tra ambienti, atmosfere e riferimenti storici della serie la figura intrigante e ambigua del commissario Ricciardi, nobile benestante, ampiamente descritto da De Giovanni in tutti i suoi aspetti, di cui il più rilevante è la paura di trasmettere alle future generazioni quella sua speciale qualità (definita dallo scrittore “Il Fatto”) che lo porta a dividere la sua città tra mondo dei vivi e mondo dei morti. «Il suo sguardo sul mondo è la chiave di tutto – afferma Guanciale – e la sua determinazione nel proteggere le persone che ama dalle conseguenze di quella capacità che è anche una condanna lo rende un personaggio tormentato, ma anche delicato e romantico, capace di grande empatia». Caratteristiche che avevano catturato l’attore ancor prima che gli fosse proposto il ruolo.
Le musiche sono di Pasquale Catalano. I costumi di Alessandra Torella.

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