Un venerdì politico, quello appena trascorso, con due diverse interpretazioni del nuovo governo, giocate sulla satira. La serata, trascorsa fra Crozza e Propaganda live, si è snodata sul filo della realtà parallela. È nuova linfa vitale per Maurizio Crozza, infatti, l’arrivo del governo Draghi alla guida dell’Italia, e, ovviamente, alla ripresa della stagione 2021 non poteva mancare l’imitazione della messa cantata del premier che benedice la folla con «Il mes è finito, andate in banca».
Crozza, che tanto aveva sofferto per la mancanza di pubblico, si è finalmente adattato alla modalità televisiva pandemica e, almeno per la puntata di esordio, ci è parso che l’abitudine del comico genovese di stirare fino all’esasperazione alcune parodie sia stata messa da parte a favore di una maggiore asciuttezza che rende gli interventi più godibili, come testimoniano anche le risate solitarie dei tecnici in studio, che non riuscivano a trattenersi per le battute più riuscite.
Il materiale a disposizione non manca, e bisogna dare merito agli autori di aver trovato in velocità non solo battute ad effetto ma soprattutto di aver inserito in ognuno dei personaggi già noti del repertorio, come De Luca o Briatore, riferimenti attuali tali da aver legato in un unico contesto tutta la prima puntata e di aver riadattato alle circostanze imitazioni di ritorno come quella di Brunetta.
C’è esperienza e scuola, poi, in Crozza, nell’aver trovato da subito la chiave di lettura per quelle figure che potevano essere rappresentate con una migliore resa, come è stato ad esempio per il neo ministro all’istruzione Patrizio Bianchi o per il commissario all’emergenza Domenico Arcuri, ma la vera chicca della puntata è stata l’interpretazione di Roberto Saviano. Una parodia perfetta dal punto di vista fisiognomico con una interpretazione capovolta ma azzeccata delle tematiche care allo scrittore.
Su La 7, invece, la satira era tutta affidata alla realtà. Diego Bianchi ha messo in sequenza i giuramenti dei ministri dei governi che si sono susseguiti in questi ultimi anni, con un effetto comico involontario ma dirompente. Per comprendere la situazione non serviva un commento storico-politico ma bastava concentrarsi sulle espressioni minime dei protagonisti e, lì, la faccia del Presidente della Repubblica Mattarella sembrava dire di tutto, di più. Dallo scambio della campanella fra Letta e Matteo Renzi a Gentiloni, per ricordare l’arrivo delle truppe grilline al governo e la seconda colorazione del Governo Conte, in un carosello di facce ed espressioni di rara efficacia. Come dire, la realtà supera l’invenzione comica.
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