Una storia di rinascita, dalla penna di Gaetano Savatteri, pubblicata nel 2014, ma fortemente evocativa di quell’esigenza di “ricominciare” che da un anno tutti sentiamo potente. Dopo “Il Commissario Montalbano”, il binomio tra l’editore palermitano Sellerio e la casa di produzione romana Palomar si rinnova con “Màkari”, quattro prime serate su Rai1, per la regia di Michele Soavi, in onda con le prime due puntate il 15 e 16 marzo.
Intrigante la storia, che si muove lungo la linea del giallo, per trasformarsi in melò, con qualche punta di commedia. Lo ha confermato Maria Pia Ammaniti, direttore di Rai Fiction, in apertura della videoconferenza di presentazione, assieme a Carlo degli Esposti (Palomar), Soavi, Claudio Gioè, attore protagonista nei panni di Saverio Lamanna, con gran parte del cast: Ester Pantano (Suleima), Domenico Centamore (Peppe Piccionello), Tuccio Musumeci (il padre di Saverio) e Antonella Attili (Marilù).
Come nei libri dello scrittore, originario di Racalmuto, nella serie Lamanna è un brillante giornalista palermitano che lavora a Roma come portavoce del sottosegretario al Ministero dell’Interno. A seguito di un banale errore, viene licenziato e perde tutto. Come reduce da una disfatta, l’uomo decide di tornare in Sicilia, nella vecchia casa estiva dei genitori a Màkari, dove ritrova lo stravagante amico Peppe Piccionello e conosce l’intrigante Suleima. Mentre cerca di ricostruire la sua vita, Lamanna scopre un’autentica vocazione per la scrittura, con il pallino per le investigazioni, iniziando a confrontarsi con misteri e delitti molto complessi, ma anche con le sue radici.
Un ulteriore ruolo di detection per il protagonista Claudio Gioè: «Lamanna è un investigatore, ma a differenza di altri miei lavori in cui ho un ruolo “ufficiale” che mi dà la possibilità di indagare, lui mette a punto un’indagine che potremmo definire “archetipale”, tanto socio-culturale che personale. Lamanna indaga, ma non in modo convenzionale, sul territorio allo stesso tempo fa un percorso interiore. Mi somiglia molto: è un uomo che torna a vivere a Palermo dopo tanti anni, proprio come me. Ha un atteggiamento molto sciasciano. Impietoso, cinico, contro l’immagine di una sicilianità inflazionata e piena di stereotipi e luoghi comuni».
La Sicilia, infatti, sembra essere l’indiscussa co-protagonista della serie, per atmosfere, suggestioni, caratteri, «una terra quasi aspra e invadente – la definisce Soavi – ma calda e accogliente nel carattere dei suoi abitanti, che sembrano risentire della particolare alchimia dell’incrocio tra due mari».
Un salto in un genere nuovo per il regista milanese: «Ho cercato di coniugare la commedia con un po’ di noir, e il melò con punte di grottesco. Saverio Lamanna è naufragato come un Don Chisciotte in balia delle onde, perché ha perduto il posto al ministero per un tweet sbagliato, e si ritrova a tornare alle origini, dove incontrerà il suo Sancho Panza, Peppe Piccionello. Grazie a lui riscoprirà uno dei valori più antichi e importanti che è quello dell’amicizia. L’amore invece ha il nome di una farfalla, Suleima, che ho dipinto come una Venere della porta accanto, e Saverio, colpito dalla freccia di Cupido, stabilirà con lei una relazione piena di sorprese».
Si dichiara contagiato dal “mal di Sicilia” Carlo degli Esposti (già produttore de “Il commissario Montalbano”), innamorato «del posto più bello del mondo» e della letteratura siciliana, che «riesce a coniugare personaggi avvincenti, luoghi incantevoli e trame inusuali, attraversate dall’amore in tutte le sue forme».
Le riprese si sono svolte tra agosto e dicembre a San Vito Lo Capo, Trapani, Palermo e nella Riserva Naturale Orientata dello Zingaro. Presenti in videoconferenza anche i ragazzi de Il Volo, interpreti della sigla d’apertura, scritta da Ignazio Boschetto. Orgoglioso della sua Sicilia, il tenore marsalese la definisce «terra di saggi e stolti, di diavoli e santi». «La mia canzone parla d’amore – ha detto – ma anche di tradizioni, delle grandi verità della Sicilia». Nel cast anche Sergio Vespertino (il maresciallo Guareschi), Filippo Luna (il vicequestore Randone) e Maribella Piana (Marichedda).
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