Venerdì 27 Dicembre 2024

“Speravo de morì prima", tutti pazzi per il Pupone. Le interviste

Pietro Castellitto (Francesco Totti)

Direttamente sul prato verde brillante dello Stadio Olimpico di Roma, un lungo divanetto bianco crea un contrasto scenografico emozionante. Alle spalle si staglia la curva Sud – quella dei tifosi romanisti – e davanti alle telecamere, sono schierati i protagonisti della serie tv “Speravo de morì prima – La serie su Francesco Totti”. Sei episodi, scritti da Stefano Bises, Michele Astori e Maurizio Careddu, per il racconto televisivo della fase finale della carriera di una delle ultime bandiere del calcio moderno, il Capitano, “il Pupone”: Francesco Totti. La serie Sky Original – prodotta da Mario Gianani per Wildside, del gruppo Fremantle, con Capri Entertainment di Virginia Valsecchi, The New Life Company e Fremantle – partirà giovedì (alle 21.15), con Pietro Castellitto nel ruolo di Totti e Greta Scarano in quello della moglie, Ilary Blasi. Un lancio stampa in grande stile – erano collegati in streaming oltre 120 giornalisti – con Nicola Maccanico (Executive Vice President Programming Sky Italia) che ha aperto la conferenza dichiarando: «È il racconto pop dell’ultima stagione di Francesco Totti. Ma abbiamo voluto puntare sul racconto della vita privata del campione, andando oltre il campo da gioco». E la serie fa subito centro. Pietro Castellitto nei panni di Totti ne assume le movenze, la parlata trascinata, l’aria sorniona. L’attore non nasconde l’emozione: «Sono cresciuto con il suo poster in camera. Come si interpreta un poster?». Giacca, cravatta e barba lunga, prosegue: «La sfida artistica era chiara, creare una maschera che lo ricordasse ed evocasse ma che fosse anche capace di stupire il pubblico. Tutta l’adolescenza l’ho passata sugli spalti della Sud, ero piccolo e guardavo Totti che era già un uomo. Oggi ne indosso la casacca e lo racconto come un uomo ad un bivio che deve accettare il tempo che passa, la fine della carriera sul campo. Pare facile, ma non lo è». La chiave rivoluzionaria della serie è la leggerezza della narrazione, evitando l’agiografia, puntando sul duello fra Totti e l’età che avanza, mutuandolo nel diverbio con l’ultimo allenatore, il contestatissimo Luciano Spalletti, ben interpretato da Gian Marco Tognazzi: «La serie farà certamente discutere ma il mister non è l’antagonista, il cattivo di turno. Ho studiato il personaggio, c’è tutto un non-detto, un mondo sommerso di sguardi da raccontare». Accanto Castellitto anche Mario Gianani (CEO Wildside, società del gruppo Fremantle) e Virginia Valsecchi (founder di Capri Entertainment) e il regista Luca Ribuoli. Grande curiosità per Greta Scarano, già al centro del dibattito televisivo/social per il ruolo nell’ultima puntata del Commissario Montalbano: «Il rapporto fra Ilary e Francesco è molto intimo. Solo un grande amore, un vero sodalizio, può sopravvivere allo stress di vivere accanto al giocatore simbolo della Roma, una vita con zero privacy. I dubbi sul suo ritiro e le tensioni? Le ho vissute come un dramma shakesperiano». Nella serie è centrale il rapporto viscerale con i genitori, ovvero mamma Fiorella (Monica Guerritore) e papà Enzo (Giorgio Colangeli), scomparso da poco tempo: «Il padre di Francesco era un uomo di cuore, fatto di silenzi e battute, che veniva a Trigoria con pizza bianca e mortadella, offrendola a tutti», rivela il giornalista Angelo Mangiante che conduce la conferenza. Una serie su cui Sky ha investito molto (del resto, per il lancio del libro da cui è tratta – “Un capitano” di Francesco Totti e Paolo Condò, edito da Rizzoli Libri – venne organizzato un evento di gala al Colosseo), coniando un racconto televisivo fluido, ironico, che si muove fra passato e presente, ricorrendo senza strafare ad immagini d’archivio sul campo per celebrare i momenti più esaltanti di una sfavillante carriera, e la vita privata di un uomo ambizioso ma semplice, autoironico e romanissimo: «Oggi Totti è amato da tutti. Era una bandiera e uscendo dal campo ogni rivalità possibile è cessata – dichiara Pietro Castellitto – è rimasto solo l’uomo, il campione buono, permaloso ma capace di scherzare su tutto».

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