Comprendiamo che ogni anniversario può essere utile per riempire uno spazio televisivo, e comprendiamo anche che per tutta l'estate la Rai, nel tentativo di rendere omaggio a Raffaella Carrà, ne ha approfittato per riempire il palinsesto con le repliche di “Carramba che sorpresa”, ma comprendiamo meno che martedì 31 agosto si siano dedicate due ore di servizio pubblico su Raiuno alla commemorazione del ventiquattresimo anno della morte di Lady Diana Spencer. Intendiamoci, la povera Lady D, non c'entra nulla, anzi, che riposi in pace senza essere tirata in ballo a ogni alito che i suoi parenti vivi continuano ad emettere, ma non abbiamo capito il senso dell'operazione con “D. Time, il tempo di Lady D”. Di documentari sulla vita infelice della principessa del Galles ormai ne abbiamo visti una quintalata e questa coproduzione internazionale, presentata da Raiuno, a parte alcuni filmati inediti non faceva alcuna differenza rispetto al già visto e già sentito. Come al solito veniva ripercorsa la vita della principessa dall'infanzia al fidanzamento, si rimacinavano interviste, la disperazione della donna stretta nel cerimoniale di corte, la mortificazione del tradimento e la riscossa personale con un ruolo di primo piano nel jet set internazionale e nella charity. Insomma, vorremmo dirvi che, a fronte dell'analisi documentaristica, quasi quasi, per descrivere l'ambiente e l'aria di corte, preferivamo la ricostruzione storica della serie di Netflix “The Crown” e la sceneggiatura di “The Queen”. In ogni caso la commemorazione reale non è servita a Raiuno a vincere la gara dell'audience di prima serata perché è stato il film di Canale 5 che, pur di pochi punti, si è aggiudicato il primato. Il dato degli ascolti però non può che aumentare il nostro disappunto, proprio perché non riteniamo congruente la programmazione per la rete Rai. Considerato che siamo una repubblica, che a seguito della Brexit con la Gran Bretagna non abbiamo neanche comuni intenti europeistici, che la ricorrenza non ci sembrava cronologicamente significativa, che la vita di Lady D è talmente nota da non essere neanche considerata materia di esami, ci è sembrata una operazione da rotocalco di serie B. Avremmo capito se avesse occupato un pomeriggio domenicale o una seconda serata, ma sinceramente dalla Rai, in prime time, ci aspettiamo materiale di maggiore spessore, soprattutto in questo momento storico. A meno che per la Rai la leggerezza sia solo monarchica.