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"Scherzi a parte", come sdoganare la volgarità pur di fare ridere

Esistono trasmissioni tv per le quali il tempo sembra non essere mai passato. Ma questa non è una notazione di merito, perché vengono riproposte ciclicamente con conduttori sempre diversi ma con le stesse formule e, questo le rende ostinatamente ripetitive. In altri casi, si tratta di moduli adottati da altre trasmissioni che ingenerano confusione perché non si capisce se sia meglio l’originale o la copia. In ogni caso, l’unica cosa che rileva è che si ripropongono allo stesso pubblico e sempre con lo stesso linguaggio, senza considerare l’evoluzione della specie intervenuta medio tempore. L’esempio principe è Scherzi a parte, nato sulle reti Mediaset nel 1992 e che, da domenica dopo un intervallo di tre anni circa, è tornato su Canale 5 presentato da Enrico Papi.

Ecco, da lui vorremmo cominciare, proprio perché fra i tanti che si sono alternati alla conduzione della trasmissione, è quello che appare avere caratterialmente una maggiore affinità con l’insostenibile leggerezza dello scherzo, la goliardia perenne che si trasforma in professione. È stato così, comunque, che domenica sera ci siamo così ritrovati, televisivamente parlando nell’età del ferro e, tristemente, abbiamo dovuto prendere atto che una larga fetta di pubblico ha apprezzato questo ritorno alle origini.

I primi scherzi orditi ai danni di noti personaggi ci hanno fatto comprendere da subito che il tempo è trascorso invano ed è stato come assistere a un B movie in cui la parolaccia, il cattivo gusto, la sguaiataggine erano l’unico mezzo che sollecitava il divertimento e la crassa risata. Che dire, infatti, dello scherzo a Vissani con il finto controllo sanitario prima dell’apertura del suo ristorante? Una sequela di contumelie – tutte ovviamente bippate - tali da non comprendere neanche il tenore della conversazione, nella quale, si percepiva l’avversione dello chef nei confronti di ogni forma di contenimento a fronte dell’emergenza sanitaria in corso. Non è andata meglio con Andrea Roncato, che con sommo disgusto ha reagito allo scherzo nel quale gli hanno fatto credere di essere premiato a un importante manifestazione, salvo poi a sostituirlo con un ex partecipante del GF di qualche anno addietro.

Due esempi che dimostrano come concettualmente lo scherzo non sia finalizzato alla presa in giro ma porti alla luce l’acredine e sia organizzato con il preciso intento di sollecitare la risata grazie a una reazione scomposta e non già ad un fatto divertente di per sé. Una equazione quella scherzo = cattivo gusto, che nel rivelare in qualche misura i pensieri autentici dei vip, fa scendere in basso l’educazione di tutti.

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